Nell’architettura del secondo Novecento, animata da differenti sforzi di “reazione” all’ortodossia del moderno e soprattutto alla rigidità dell’International Style, la riduzione elementarista trova sempre meno spazio. In particolar modo l’opera di Venturi, con la pubblicazione di Complexity and Contradiction in Architecture del 1966, segna un punto di svolta nel rifiuto del minimalismo miesiano in favore di una coesistenza non necessariamente “risolta” ed armoniosa degli elementi all’interno del progetto: dalla riduzione all’essenziale si passa alla complessità, costituita da elementi plurimi e talvolta doppi. Il raddoppiamento dei segni sul prospetto, la doppia funzione di taluni elementi strutturali e organismi architettonici che sono costituiti da due corpi distinti divengono prassi consentite ed auspicate, come il lavoro progettuale di Venturi e dei suoi partners dimostra. Non a caso nel libro citato tra gli architetti più ammirati, anche più di Le Corbusier, v’è Alvar Aalto, lontano dal mainstream razionalista e abituato alla compresenza di elementi contraddittori nel progetto. L’opera aaltiana è fortemente caratterizzata dal tema del doppio: talvolta l’edificio si compone di due parti quasi autonome, anche più di quanto non faccia Venturi, mentre in altri casi le due facciate assumono carattere del tutto indipendente, come nella Baker House al MIT di Boston. Quindi, un tema presente nella storia dell’architettura, da Alberti a Borromini, per citare solo due casi, è stato poco indagato per quanto attiene all’epoca contemporanea, mentre notevoli sarebbero le implicazioni letterarie e psicologiche, nonché le connessioni con l’arte del XX secolo. Seguendo questa traccia, le affinità tra alcuni maestri europei e Venturi emergono con palese evidenza al di là di analogie puramente formali e dei rigidi schemi classificatori della critica storiografica.
Robert Venturi e il tema del ‘doppio’ in architettura / Maglio, Andrea. - (2016), pp. 273-295.
Robert Venturi e il tema del ‘doppio’ in architettura
Maglio, Andrea
2016
Abstract
Nell’architettura del secondo Novecento, animata da differenti sforzi di “reazione” all’ortodossia del moderno e soprattutto alla rigidità dell’International Style, la riduzione elementarista trova sempre meno spazio. In particolar modo l’opera di Venturi, con la pubblicazione di Complexity and Contradiction in Architecture del 1966, segna un punto di svolta nel rifiuto del minimalismo miesiano in favore di una coesistenza non necessariamente “risolta” ed armoniosa degli elementi all’interno del progetto: dalla riduzione all’essenziale si passa alla complessità, costituita da elementi plurimi e talvolta doppi. Il raddoppiamento dei segni sul prospetto, la doppia funzione di taluni elementi strutturali e organismi architettonici che sono costituiti da due corpi distinti divengono prassi consentite ed auspicate, come il lavoro progettuale di Venturi e dei suoi partners dimostra. Non a caso nel libro citato tra gli architetti più ammirati, anche più di Le Corbusier, v’è Alvar Aalto, lontano dal mainstream razionalista e abituato alla compresenza di elementi contraddittori nel progetto. L’opera aaltiana è fortemente caratterizzata dal tema del doppio: talvolta l’edificio si compone di due parti quasi autonome, anche più di quanto non faccia Venturi, mentre in altri casi le due facciate assumono carattere del tutto indipendente, come nella Baker House al MIT di Boston. Quindi, un tema presente nella storia dell’architettura, da Alberti a Borromini, per citare solo due casi, è stato poco indagato per quanto attiene all’epoca contemporanea, mentre notevoli sarebbero le implicazioni letterarie e psicologiche, nonché le connessioni con l’arte del XX secolo. Seguendo questa traccia, le affinità tra alcuni maestri europei e Venturi emergono con palese evidenza al di là di analogie puramente formali e dei rigidi schemi classificatori della critica storiografica.File | Dimensione | Formato | |
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