Nonostante l’immensa vastità della bibliografia leonardesca, il pioneristico contributo di Gerolamo Calvi (1925) resta a tutt’oggi l’unico studio sistematico di natura paleografica sulla scrittura di Leonardo. L’assenza di una paleografia vinciana, dipende da almeno due fattori: da una parte le difficoltà incontrate da chi tenti di misurarsi con un’enorme quantità di carte sopravvissute, quasi sempre prive di elementi sicuri di datazione; dall’altra l’ostacolo, per così dire, visivo, dato dalla particolare natura delle pagine leonardesche, caratterizzate da un andamento di scrittura sinistrorso. L’autore svolge un esame paleografico di alcune scritture leonardesche di età giovanile, messe a confronto con testimonianze autografe di alcuni suoi stretti familiari. Le conclusioni della ricerca possono essere così sintetizzate: a) esistono sicure consonanze tra la scrittura di Leonardo e quella del padre ser Piero, riguardanti la morfologia di alcune lettere caratterizzanti; b) la cosciente e talvolta ridondante ricerca di un effetto di enfasi grafica che caratterizza altre antiche testimonianze scrittorie leonardesche sembra trovare riscontro in alcune ricordanze di mano del nonno Antonio; c) se accostiamo le scritture di Antonio da Vinci e quella dei figli, Piero e Francesco, possiamo cogliere significative affinità nell’impianto generale e nella forma di alcune lettere; ciò parrebbe indicare che in famiglia esisteva la consuetudine di insegnare a leggere e scrivere tra le mura domestiche. Per queste ragioni, pare più che probabile che Leonardo abbia imparato a scrivere in casa, in un ambito strettamente parentale. La fase iniziale della sua educazione grafica sarebbe terminata intorno al 1463-64, in coincidenza con il trasferimento da Vinci a Firenze.
Le scritture dei Da Vinci: appunti sull’educazione grafica di Leonardo / Cursi, M.. - (2012), pp. 997-1013.
Le scritture dei Da Vinci: appunti sull’educazione grafica di Leonardo
M. CURSI
2012
Abstract
Nonostante l’immensa vastità della bibliografia leonardesca, il pioneristico contributo di Gerolamo Calvi (1925) resta a tutt’oggi l’unico studio sistematico di natura paleografica sulla scrittura di Leonardo. L’assenza di una paleografia vinciana, dipende da almeno due fattori: da una parte le difficoltà incontrate da chi tenti di misurarsi con un’enorme quantità di carte sopravvissute, quasi sempre prive di elementi sicuri di datazione; dall’altra l’ostacolo, per così dire, visivo, dato dalla particolare natura delle pagine leonardesche, caratterizzate da un andamento di scrittura sinistrorso. L’autore svolge un esame paleografico di alcune scritture leonardesche di età giovanile, messe a confronto con testimonianze autografe di alcuni suoi stretti familiari. Le conclusioni della ricerca possono essere così sintetizzate: a) esistono sicure consonanze tra la scrittura di Leonardo e quella del padre ser Piero, riguardanti la morfologia di alcune lettere caratterizzanti; b) la cosciente e talvolta ridondante ricerca di un effetto di enfasi grafica che caratterizza altre antiche testimonianze scrittorie leonardesche sembra trovare riscontro in alcune ricordanze di mano del nonno Antonio; c) se accostiamo le scritture di Antonio da Vinci e quella dei figli, Piero e Francesco, possiamo cogliere significative affinità nell’impianto generale e nella forma di alcune lettere; ciò parrebbe indicare che in famiglia esisteva la consuetudine di insegnare a leggere e scrivere tra le mura domestiche. Per queste ragioni, pare più che probabile che Leonardo abbia imparato a scrivere in casa, in un ambito strettamente parentale. La fase iniziale della sua educazione grafica sarebbe terminata intorno al 1463-64, in coincidenza con il trasferimento da Vinci a Firenze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.