"Il borghese fa il mondo" è un canone dell'immaginario borghese, da Shakespeare a Roth, basato sul principio straniante degli "accoppiamenti giudiziosi" tra i classici. "Homer, o della fine" conclude il percorso, attraverso una costellazione tutta statunitense: dal racconto di Raymond Carver "A small good thing" a "Everyman" di Philip Roth, fino ad alcuni testi di David Foster Wallace (segnatamente "This is water" e la sua ultima pubblicazione narrativa, "Good people"). La domanda di fondo del contrubuto è: significa ancora qualcosa, oggi, parlare di «borghesia»? Può darsi che lo «spirito» di quella classe si sia, anch’esso, furiosamente dileguato, dopo che ha programmato in modo non reversibile i nostri mondi fantasmatici, le nostre pratiche antropologiche, le nostre forme artistiche? Forse che la borghesia non c’è più poiché essa è ovunque? Non sarà che l’uomo comune – l’eroe della «nuova classe media vitalista» che abita la «forma di vita occidentale», come la chiama Guido mazzoni – ha smesso di lasciarsi "épater" solo in quanto è divenuto a sua volta, nelle arti e fuori di esse, "épatant"?
Epilogo. Homer, o della fine / DE CRISTOFARO, Francesco Paolo. - (2017), pp. 393-407.
Epilogo. Homer, o della fine
Francesco de Cristofaro
2017
Abstract
"Il borghese fa il mondo" è un canone dell'immaginario borghese, da Shakespeare a Roth, basato sul principio straniante degli "accoppiamenti giudiziosi" tra i classici. "Homer, o della fine" conclude il percorso, attraverso una costellazione tutta statunitense: dal racconto di Raymond Carver "A small good thing" a "Everyman" di Philip Roth, fino ad alcuni testi di David Foster Wallace (segnatamente "This is water" e la sua ultima pubblicazione narrativa, "Good people"). La domanda di fondo del contrubuto è: significa ancora qualcosa, oggi, parlare di «borghesia»? Può darsi che lo «spirito» di quella classe si sia, anch’esso, furiosamente dileguato, dopo che ha programmato in modo non reversibile i nostri mondi fantasmatici, le nostre pratiche antropologiche, le nostre forme artistiche? Forse che la borghesia non c’è più poiché essa è ovunque? Non sarà che l’uomo comune – l’eroe della «nuova classe media vitalista» che abita la «forma di vita occidentale», come la chiama Guido mazzoni – ha smesso di lasciarsi "épater" solo in quanto è divenuto a sua volta, nelle arti e fuori di esse, "épatant"?File | Dimensione | Formato | |
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