L'abuso della custodia cautelare, come strumento di controllo sociale, costituisce un'antica prassi che connota la giustizia penale italiana. Questa misura cautelare ha assunto finalità di tipo repressivo-deterrente, con l'effetto dell'anticipazione dei contenuti afflittivi della sanzione penale. Con la sentenza Torreggiani l'Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo per la violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti (art. 3 Cedu). Nella pronuncia si rinviene il monito rivolto all'organo della giurisdizione di esercitare la funzione come garante dell'osservanza dei diritti fondamentali, attraverso il ricorso a misure alternative alla detenzione, ogni qual volta sia possibile. In questa direzione si muove la recente riforma, attuata con la legge n. 47/2015, proiettata a ridurre il ricorso al carcere nella fase applicativa della misura e nel successivo svolgersi della vicenda cautelare. L'obiettivo è alquanto ambizioso; esso implica il recupero della centralità della giurisdizione di garanzia nell'ottica di arginare il fenomeno patologico del ricorso alla custodia carceraria come mezzo di anticipazione e sostituzione della pena, in palese contrasto con l'art. 27 comma 2 Cost.
La sorveglianza elettronica e le recenti innovazioni in materia cautelare / Iasevoli, Clelia. - (2018), pp. 35-46.
La sorveglianza elettronica e le recenti innovazioni in materia cautelare
Clelia Iasevoli
2018
Abstract
L'abuso della custodia cautelare, come strumento di controllo sociale, costituisce un'antica prassi che connota la giustizia penale italiana. Questa misura cautelare ha assunto finalità di tipo repressivo-deterrente, con l'effetto dell'anticipazione dei contenuti afflittivi della sanzione penale. Con la sentenza Torreggiani l'Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo per la violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti (art. 3 Cedu). Nella pronuncia si rinviene il monito rivolto all'organo della giurisdizione di esercitare la funzione come garante dell'osservanza dei diritti fondamentali, attraverso il ricorso a misure alternative alla detenzione, ogni qual volta sia possibile. In questa direzione si muove la recente riforma, attuata con la legge n. 47/2015, proiettata a ridurre il ricorso al carcere nella fase applicativa della misura e nel successivo svolgersi della vicenda cautelare. L'obiettivo è alquanto ambizioso; esso implica il recupero della centralità della giurisdizione di garanzia nell'ottica di arginare il fenomeno patologico del ricorso alla custodia carceraria come mezzo di anticipazione e sostituzione della pena, in palese contrasto con l'art. 27 comma 2 Cost.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.