L’attenzione per il paesaggio mediterraneo destata dall’illuminismo nello specchio del Grand Tour trova nel golfo di Napoli un importante laboratorio di idee. Se l’interesse settecentesco per la capitale borbonica trovava nuovi argomenti nelle antiche e recenti mirabilia dei Campi Flegrei, del Vesuvio e delle città archeologiche di Ercolano e Pompei ai piedi del vulcano, ancora poco note erano le isole partenopee, solo sporadicamente aggiunte dai viaggiatori ai canonici les environs de Naples. Sarà più tardi l’imagerie romantic ottocentesca a scoprire Capri, Ischia e Procida e a veicolarne la suggestione di un esotico altrove che, celebrato da artisti, scrittori e letterati, non tarderà a richiamare l’interesse degli architetti. Se infatti in passato il portato della fortuna archeologica del Sud aveva alimentato l’esaltazione del primitivismo costruttivo, come quello rivelato dal dorico della piana pestana, presto declinato in una sovrabbondanza di imitazioni neoclassiche, con gli inizi del Novecento quella pletorica riproduzione di modelli accademici troverà proprio nella salsedine del Mediterraneo una vibrante critica destinata a erodere gli assunti dell’architettura storicistica neoantica. Mentre la storiografia ha documentato gli apporti di Capri e Ischia nella dialettica tra modernismo e mediterraneo, meno conosciuti sono gli studi su Procida che nel Novecento è al centro di una particolare retorica mediterranea. Dagli anni Venti, attratti da quel paesaggio e da quell’ edilizia di antiche ascendenze bizantine, troviamo nell’isola Roberto Pane, Giuseppe Pagano, Silvio Radiconcini, Luigi Cosenza e Bernard Rudofsky. Animando un’invisibile accademia, più tardi, fra gli anni Quaranta e Sessanta, su iniziativa del pittore Toti Scialoja, arrivarono anche gli artisti Conrad Marca-Relli, Afro Basaldella, Leoncillo Leonardi, Cy Twombly o di studiosi come Cesare Brandi, giunti tutti a Procida su invito del pittore Toti Scialoja.
Isole come utopie: architettura mediterranea e modernismo nel golfo di Napoli durante il Novecento / DI LIELLO, Salvatore. - Volume:(2018), pp. 112-118.
Isole come utopie: architettura mediterranea e modernismo nel golfo di Napoli durante il Novecento
Salvatore Di Liello
2018
Abstract
L’attenzione per il paesaggio mediterraneo destata dall’illuminismo nello specchio del Grand Tour trova nel golfo di Napoli un importante laboratorio di idee. Se l’interesse settecentesco per la capitale borbonica trovava nuovi argomenti nelle antiche e recenti mirabilia dei Campi Flegrei, del Vesuvio e delle città archeologiche di Ercolano e Pompei ai piedi del vulcano, ancora poco note erano le isole partenopee, solo sporadicamente aggiunte dai viaggiatori ai canonici les environs de Naples. Sarà più tardi l’imagerie romantic ottocentesca a scoprire Capri, Ischia e Procida e a veicolarne la suggestione di un esotico altrove che, celebrato da artisti, scrittori e letterati, non tarderà a richiamare l’interesse degli architetti. Se infatti in passato il portato della fortuna archeologica del Sud aveva alimentato l’esaltazione del primitivismo costruttivo, come quello rivelato dal dorico della piana pestana, presto declinato in una sovrabbondanza di imitazioni neoclassiche, con gli inizi del Novecento quella pletorica riproduzione di modelli accademici troverà proprio nella salsedine del Mediterraneo una vibrante critica destinata a erodere gli assunti dell’architettura storicistica neoantica. Mentre la storiografia ha documentato gli apporti di Capri e Ischia nella dialettica tra modernismo e mediterraneo, meno conosciuti sono gli studi su Procida che nel Novecento è al centro di una particolare retorica mediterranea. Dagli anni Venti, attratti da quel paesaggio e da quell’ edilizia di antiche ascendenze bizantine, troviamo nell’isola Roberto Pane, Giuseppe Pagano, Silvio Radiconcini, Luigi Cosenza e Bernard Rudofsky. Animando un’invisibile accademia, più tardi, fra gli anni Quaranta e Sessanta, su iniziativa del pittore Toti Scialoja, arrivarono anche gli artisti Conrad Marca-Relli, Afro Basaldella, Leoncillo Leonardi, Cy Twombly o di studiosi come Cesare Brandi, giunti tutti a Procida su invito del pittore Toti Scialoja.File | Dimensione | Formato | |
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