All’interno della vasta tematica della trasparenza propria della cultura architettonica contemporanea, l’interesse è rivolto a quelle soluzioni che rendono straordinariamente iperreale la visione, oscillando tra astrazione e concretezza, sparizione e apparizione. Le nuove strategie concettuali intervengono nell’esercizio del progetto operando una destabilizzazione, sperimentale e poetica, delle materie e dei limiti, anche fisici, dell’architettura. La demoltiplicazione spaziale viene prefigurata e realizzata attraverso una sorta di confusione programmatica delle trame, dei livelli, delle superfici, delle dimensioni, come in un gioco di scritture molteplici, richiedendo un’intelligenza della percezione che prescrive all’osservatore un ruolo attivo nella lettura dello spazio. La realtà degli edifici non si offre con immediatezza, come tenderebbe erroneamente a suggerire la letteralità della trasparenza; al contrario, i siti si aprono a una dimensione dello spazio che non appartiene alla sua realtà fisica e visiva più diretta e risulta molto prossima al nomadismo telematico che caratterizza la comunicazione in rete. A partire dalle mutazioni della trasparenza della Fondation Cartier di Parigi, l’edificio diviene sistema di vibrazioni messe in moto da un uso cursorio delle trame compositive e delle superfici. Sovrapponendosi e interpenetrandosi ambiguamente nella visione, tali interfacce sembrano spostarsi e fluttuare nella terza dimensione, restituendo alla percezione profondità visive antagoniste. Le trame statiche di origine miesiana divengono, in tale dinamica spaziale, strumenti di una sistematica messa in sequenza dello spazio, rappresentando, ciascuna, lo stato stabilizzato di un uso cursorio della superficie. La simultaneità dei gradi di realtà o delle sue possibili interpretazioni viene, in tal modo, trasposta nello spazio progettato, disperdendo, conseguentemente, la possibilità di definizione di qualsiasi identità contestuale e annientando lo stesso concetto di luogo dell’architettura
Trame e superfici cursorie nella ideazione dello spazio percepito. Realtà simultaneee architetture del non luogo / DELLA CORTE, Teresa. - (2013), pp. 87-92.
Trame e superfici cursorie nella ideazione dello spazio percepito. Realtà simultaneee architetture del non luogo
Teresa Della Corte
2013
Abstract
All’interno della vasta tematica della trasparenza propria della cultura architettonica contemporanea, l’interesse è rivolto a quelle soluzioni che rendono straordinariamente iperreale la visione, oscillando tra astrazione e concretezza, sparizione e apparizione. Le nuove strategie concettuali intervengono nell’esercizio del progetto operando una destabilizzazione, sperimentale e poetica, delle materie e dei limiti, anche fisici, dell’architettura. La demoltiplicazione spaziale viene prefigurata e realizzata attraverso una sorta di confusione programmatica delle trame, dei livelli, delle superfici, delle dimensioni, come in un gioco di scritture molteplici, richiedendo un’intelligenza della percezione che prescrive all’osservatore un ruolo attivo nella lettura dello spazio. La realtà degli edifici non si offre con immediatezza, come tenderebbe erroneamente a suggerire la letteralità della trasparenza; al contrario, i siti si aprono a una dimensione dello spazio che non appartiene alla sua realtà fisica e visiva più diretta e risulta molto prossima al nomadismo telematico che caratterizza la comunicazione in rete. A partire dalle mutazioni della trasparenza della Fondation Cartier di Parigi, l’edificio diviene sistema di vibrazioni messe in moto da un uso cursorio delle trame compositive e delle superfici. Sovrapponendosi e interpenetrandosi ambiguamente nella visione, tali interfacce sembrano spostarsi e fluttuare nella terza dimensione, restituendo alla percezione profondità visive antagoniste. Le trame statiche di origine miesiana divengono, in tale dinamica spaziale, strumenti di una sistematica messa in sequenza dello spazio, rappresentando, ciascuna, lo stato stabilizzato di un uso cursorio della superficie. La simultaneità dei gradi di realtà o delle sue possibili interpretazioni viene, in tal modo, trasposta nello spazio progettato, disperdendo, conseguentemente, la possibilità di definizione di qualsiasi identità contestuale e annientando lo stesso concetto di luogo dell’architetturaFile | Dimensione | Formato | |
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