Il perimetro normativo dentro il quale si colloca la problematica dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati non ha, a fronte dell'ampiezza del fenomeno, contorni ben definiti. Si registra, così, una significativa distanza tra le necessità organizzative, inevitabili per una efficace azione dell’Unione europea, e un quadro legislativo di riferimento non organico. Ciò genera incertezza che si riflette anche in termini di rispetto del principio di uguaglianza e di effettiva tutela dei diritti fondamentali della persona, anche nell’ottica del c.d. “best interest of the child”, obiettivo espressamente menzionato nell’art. 3 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, firmata a New York nel 1989. Il problema dell’applicazione delle misure a tutela dei minori non accompagnati passa comunque attraverso complesse operazioni esegetiche di assetti normativi oggetto, anche di recente, di interventi legislativi. In tale direzione, il d.lgs. 142/2015 (“Attuazione della direttiva 2013/33/UE recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché' della direttiva 2013/32/UE, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale”) ha disciplinato, in particolare, per i minori non accompagnati una “prima accoglienza” in strutture governative attivate dal Ministero dell’Interno, in accordo con l’ente locale nel cui territorio è situata la struttura e gestite dal Ministero dell’Interno stesso anche in convenzione con gli enti locali; e una cosiddetta “seconda accoglienza”, assicurata dal Comune in cui si trova il minore non accompagnato, richiedente protezione internazionale o, con alcuni limiti, non richiedente tale protezione. Il lavoro si propone di valutare le criticità del sistema normativo attuale, prestando attenzione al contributo del giudice amministrativo per il loro superamento. In tal senso, particolarmente significativa si mostra, infatti, la giurisprudenza amministrativa che, nel rilevare l’opacità del quadro normativo sulla materia in esame, ha fissato alcuni punti ricostruttivi di sistema, per consegnare, nell’immediato, una qualche organicità alla disciplina. Conclusioni, peraltro, conseguite in maniera peculiare per le modalità con cui il Consiglio di Stato ha configurato l’interpretazione autentica e la maniera in cui ha utilizzato il precedente, che sembra avere ottenuto tale fisionomia attraverso una sorta di formazione progressiva di dati ricostruttivi di una serie di decisioni intervenute nel tempo. Si può così osservare che, pur non ricorrendone con certezza le condizioni, il giudice utilizza l’interpretazione autentica per conferire ulteriore forza alle sue conclusioni, anche se questo risultato è conseguito senza uno sviluppo lineare. Il tutto consegna, così, un percorso argomentativo meritevole di considerazione per cogliere il ruolo del giudice, quale risolutore di problematiche che il legislatore ha determinato con interventi emergenziali e disorganici, e osservare le tecniche di cui si avvale per conseguire tale risultato.
Giudice amministrativo e tutela dei minori stranieri non accompagnati / Cocozza, Giovanni. - (2019), pp. 487-498. (Intervento presentato al convegno Immigrazione e diritti fondamentali tenutosi a Siracusa, Torino nel 4 maggio 2017, 27 ottobre 2017).
Giudice amministrativo e tutela dei minori stranieri non accompagnati
Giovanni Cocozza
2019
Abstract
Il perimetro normativo dentro il quale si colloca la problematica dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati non ha, a fronte dell'ampiezza del fenomeno, contorni ben definiti. Si registra, così, una significativa distanza tra le necessità organizzative, inevitabili per una efficace azione dell’Unione europea, e un quadro legislativo di riferimento non organico. Ciò genera incertezza che si riflette anche in termini di rispetto del principio di uguaglianza e di effettiva tutela dei diritti fondamentali della persona, anche nell’ottica del c.d. “best interest of the child”, obiettivo espressamente menzionato nell’art. 3 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, firmata a New York nel 1989. Il problema dell’applicazione delle misure a tutela dei minori non accompagnati passa comunque attraverso complesse operazioni esegetiche di assetti normativi oggetto, anche di recente, di interventi legislativi. In tale direzione, il d.lgs. 142/2015 (“Attuazione della direttiva 2013/33/UE recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché' della direttiva 2013/32/UE, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale”) ha disciplinato, in particolare, per i minori non accompagnati una “prima accoglienza” in strutture governative attivate dal Ministero dell’Interno, in accordo con l’ente locale nel cui territorio è situata la struttura e gestite dal Ministero dell’Interno stesso anche in convenzione con gli enti locali; e una cosiddetta “seconda accoglienza”, assicurata dal Comune in cui si trova il minore non accompagnato, richiedente protezione internazionale o, con alcuni limiti, non richiedente tale protezione. Il lavoro si propone di valutare le criticità del sistema normativo attuale, prestando attenzione al contributo del giudice amministrativo per il loro superamento. In tal senso, particolarmente significativa si mostra, infatti, la giurisprudenza amministrativa che, nel rilevare l’opacità del quadro normativo sulla materia in esame, ha fissato alcuni punti ricostruttivi di sistema, per consegnare, nell’immediato, una qualche organicità alla disciplina. Conclusioni, peraltro, conseguite in maniera peculiare per le modalità con cui il Consiglio di Stato ha configurato l’interpretazione autentica e la maniera in cui ha utilizzato il precedente, che sembra avere ottenuto tale fisionomia attraverso una sorta di formazione progressiva di dati ricostruttivi di una serie di decisioni intervenute nel tempo. Si può così osservare che, pur non ricorrendone con certezza le condizioni, il giudice utilizza l’interpretazione autentica per conferire ulteriore forza alle sue conclusioni, anche se questo risultato è conseguito senza uno sviluppo lineare. Il tutto consegna, così, un percorso argomentativo meritevole di considerazione per cogliere il ruolo del giudice, quale risolutore di problematiche che il legislatore ha determinato con interventi emergenziali e disorganici, e osservare le tecniche di cui si avvale per conseguire tale risultato.File | Dimensione | Formato | |
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