Il concetto di violenza simbolica, che rientra nell’apparato analitico di Bourdieu, è stato in più occasioni accostato a quello gramsciano di dominazione culturale (e di egemonia). Nel dibattito italiano si può fare riferimento al lavoro sulla ricostruzione bourdieusiana delle reti culturali che hanno veicolato l’opera di Gramsci (Santoro, Gallelli 2016). La questione della subalternità e dell’egemonia, inoltre, è stata problematizzata nell’ambito di una comparazione sulla ricezione di Gramsci e Bourdieu negli studi antropologici, con particolare riferimento al campo della cultura popolare (Dei 2014). In termini generali si può affermare che Gramsci e Bourdieu rintracciano una dimensione fondamentale nell’analisi del potere proprio nei meccanismi della riproduzione culturale, formalmente legittimati dallo Stato, che definiscono e “fissano” le classi sociali in un rapporto asimmetrico (Pennucci 2018). Tuttavia il tema delle asimmetrie nelle relazioni di genere è stato affrontato da Bourdieu solo in due scritti esplicitamente dedicati al dominio maschile mentre Gramsci incidentalmente accenna alla “quistione sessuale” nelle analisi elaborate in prigione e riportate nei Quaderni. In questo contributo ripercorriamo le linee argomentative attraverso cui questi due autori hanno trattato l’emancipazione delle donne e la loro lotta contro i vincoli immateriali del potere simbolico-culturale. Si vedrà che per Bourdieu è il disvelamento della violenza simbolica, operato attraverso un’oggettivazione di “soggetti oggettivanti”, mai esplicitamente femminili, a mettere in discussione la riproduzione culturale dominante. Gramsci sembra indicare un percorso diverso, nel quale il genere diventa uno spazio politico della lotta rivoluzionaria all’interno del quale le donne, proletarie soprattutto, possono acquisire la coscienza di classe e contribuire alla messa in discussione dell’egemonia culturale. Il disvelamento della violenza simbolica e la trasformazione egemonica dei rapporti di potere rappresentano due strategie assonanti ma profondamente diverse, che prefigurano un ruolo cruciale per l’intellettuale engagé. Su questo punto cruciale si individua una possibile convergenza, già indicata da Burawoy (2012a; 2012b) e qui declinata in termini di genere, che prevede al contempo l’analisi rigorosa della mutua costituzione del maschile e del femminile e l’azione “pubblica” di affiancamento dello scienziato sociale alle lotte femministe. Nel capitolo si sviluppa una traccia argomentativa che parte dalla concezione del potere così come elaborata dai due intellettuali e quindi evidenzia il ruolo della dimensione culturale e simbolica nella riproduzione dell’egemonia così come nel dominio nei campi sociali. Successivamente il dialogo immaginario fra Gramsci e Bourdieu si sposta sulla questione di genere e sul modo in cui si analizza il consenso delle subalterne nel modello di regolazione patriarcale. Stato, cultura ed emancipazione rappresentano le parole chiave del terzo momento di confronto. In questo caso l’obiettivo è quello di evidenziare come per Gramsci e Bourdieu la cultura sia uno potenziale spazio (o un mezzo) di emancipazione dalle relazioni di subordinazione istituzionalizzate.
Dominio e emancipazione di genere in Bourdieu e Gramsci / Minervini, Dario. - (2019), pp. 133-152.
Dominio e emancipazione di genere in Bourdieu e Gramsci
Dario Minervini
2019
Abstract
Il concetto di violenza simbolica, che rientra nell’apparato analitico di Bourdieu, è stato in più occasioni accostato a quello gramsciano di dominazione culturale (e di egemonia). Nel dibattito italiano si può fare riferimento al lavoro sulla ricostruzione bourdieusiana delle reti culturali che hanno veicolato l’opera di Gramsci (Santoro, Gallelli 2016). La questione della subalternità e dell’egemonia, inoltre, è stata problematizzata nell’ambito di una comparazione sulla ricezione di Gramsci e Bourdieu negli studi antropologici, con particolare riferimento al campo della cultura popolare (Dei 2014). In termini generali si può affermare che Gramsci e Bourdieu rintracciano una dimensione fondamentale nell’analisi del potere proprio nei meccanismi della riproduzione culturale, formalmente legittimati dallo Stato, che definiscono e “fissano” le classi sociali in un rapporto asimmetrico (Pennucci 2018). Tuttavia il tema delle asimmetrie nelle relazioni di genere è stato affrontato da Bourdieu solo in due scritti esplicitamente dedicati al dominio maschile mentre Gramsci incidentalmente accenna alla “quistione sessuale” nelle analisi elaborate in prigione e riportate nei Quaderni. In questo contributo ripercorriamo le linee argomentative attraverso cui questi due autori hanno trattato l’emancipazione delle donne e la loro lotta contro i vincoli immateriali del potere simbolico-culturale. Si vedrà che per Bourdieu è il disvelamento della violenza simbolica, operato attraverso un’oggettivazione di “soggetti oggettivanti”, mai esplicitamente femminili, a mettere in discussione la riproduzione culturale dominante. Gramsci sembra indicare un percorso diverso, nel quale il genere diventa uno spazio politico della lotta rivoluzionaria all’interno del quale le donne, proletarie soprattutto, possono acquisire la coscienza di classe e contribuire alla messa in discussione dell’egemonia culturale. Il disvelamento della violenza simbolica e la trasformazione egemonica dei rapporti di potere rappresentano due strategie assonanti ma profondamente diverse, che prefigurano un ruolo cruciale per l’intellettuale engagé. Su questo punto cruciale si individua una possibile convergenza, già indicata da Burawoy (2012a; 2012b) e qui declinata in termini di genere, che prevede al contempo l’analisi rigorosa della mutua costituzione del maschile e del femminile e l’azione “pubblica” di affiancamento dello scienziato sociale alle lotte femministe. Nel capitolo si sviluppa una traccia argomentativa che parte dalla concezione del potere così come elaborata dai due intellettuali e quindi evidenzia il ruolo della dimensione culturale e simbolica nella riproduzione dell’egemonia così come nel dominio nei campi sociali. Successivamente il dialogo immaginario fra Gramsci e Bourdieu si sposta sulla questione di genere e sul modo in cui si analizza il consenso delle subalterne nel modello di regolazione patriarcale. Stato, cultura ed emancipazione rappresentano le parole chiave del terzo momento di confronto. In questo caso l’obiettivo è quello di evidenziare come per Gramsci e Bourdieu la cultura sia uno potenziale spazio (o un mezzo) di emancipazione dalle relazioni di subordinazione istituzionalizzate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.