Il presente contributo intende illustrare gli esiti di una ricerca applicata condotta da un gruppo di docenti e giovani ricercatori del Dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli Federico II, coordinato dalla prof. Renata Picone, finalizzata al restauro e all’accessibilità delle Terme suburbane dell’antica Pompei1. Il sito archeologico pompeiano è unico nel suo genere in quanto si presenta tutt’oggi come una città “integra” nella sua conformazione urbana e densa di architetture di valore. Rendere fruibile un bene culturale che è una città, è un’operazione progettuale complessa, che necessita della sinergia di diversi saperi e orientamenti disciplinari; richiede un atteggiamento di analisi e ascolto in grado di associare ad azioni di salvaguardia interventi volti ad una rilettura di valori e di significati sommersi. Nel caso specifico, il progetto della nuova accessibilità alle Terme Suburbane di Pompei, tassello del più ampio programma di valorizzazione dell’Insula Occidentalis, ha rappresentato l’occasione per sperimentare una metodologia di intervento applicabile ai manufatti di altrettanta importanza, nella quale discipline diverse come il Restauro, la Progettazione architettonica e urbana, l’Allestimento, l’Illuminotecnica e la Comunicazione hanno contribuito, in una costante interrelazione dialettica, a definire una proposta di intervento, rispettosa della storia, dell’identità e soprattutto della fragile materia antica del manufatto e di tutte le sue successive stratificazioni. La ricerca si è posta l’obiettivo non solo di risolvere i problemi fruitivi da un punto di vista tecnico, ma di catturare il visitatore e renderlo protagonista di un’opera nata con una vocazione pubblica, nel rispetto di ciò che di essa si è conservato. Lo spazio, anticamente animato da un numero cospicuo di persone, viene inteso nuovamente come un luogo di condivisione e conoscenza in grado di coinvolgere le emozioni e le memorie di un pubblico quanto più possibile ampio.
Le Terme suburbane a Pompei: un laboratorio interdisciplinare di sperimentazione progettuale / Saitto, V; Veronese, L. - (2019), pp. 602-607. (Intervento presentato al convegno VIII Forum ProArch Società Scientifica nazionale dei docenti ICAR 14,15 e 16 tenutosi a Napoli nel 21-23 Novembre 2019).
Le Terme suburbane a Pompei: un laboratorio interdisciplinare di sperimentazione progettuale
Saitto V
;Veronese L
2019
Abstract
Il presente contributo intende illustrare gli esiti di una ricerca applicata condotta da un gruppo di docenti e giovani ricercatori del Dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli Federico II, coordinato dalla prof. Renata Picone, finalizzata al restauro e all’accessibilità delle Terme suburbane dell’antica Pompei1. Il sito archeologico pompeiano è unico nel suo genere in quanto si presenta tutt’oggi come una città “integra” nella sua conformazione urbana e densa di architetture di valore. Rendere fruibile un bene culturale che è una città, è un’operazione progettuale complessa, che necessita della sinergia di diversi saperi e orientamenti disciplinari; richiede un atteggiamento di analisi e ascolto in grado di associare ad azioni di salvaguardia interventi volti ad una rilettura di valori e di significati sommersi. Nel caso specifico, il progetto della nuova accessibilità alle Terme Suburbane di Pompei, tassello del più ampio programma di valorizzazione dell’Insula Occidentalis, ha rappresentato l’occasione per sperimentare una metodologia di intervento applicabile ai manufatti di altrettanta importanza, nella quale discipline diverse come il Restauro, la Progettazione architettonica e urbana, l’Allestimento, l’Illuminotecnica e la Comunicazione hanno contribuito, in una costante interrelazione dialettica, a definire una proposta di intervento, rispettosa della storia, dell’identità e soprattutto della fragile materia antica del manufatto e di tutte le sue successive stratificazioni. La ricerca si è posta l’obiettivo non solo di risolvere i problemi fruitivi da un punto di vista tecnico, ma di catturare il visitatore e renderlo protagonista di un’opera nata con una vocazione pubblica, nel rispetto di ciò che di essa si è conservato. Lo spazio, anticamente animato da un numero cospicuo di persone, viene inteso nuovamente come un luogo di condivisione e conoscenza in grado di coinvolgere le emozioni e le memorie di un pubblico quanto più possibile ampio.File | Dimensione | Formato | |
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