Nell’arco di questi ultimi trent’anni, le istituzioni parlamentari sono state messe in discussione un po’ ovunque nel mondo. I sondaggi sono impietosi nel mostrare quanto sia grave, ampia e persistente la perdita di legittimità dell’organo a cui è affidata la rappresentanza democratica degli interessi dei territori e dei cittadini. La media europea della fiducia nei confronti dei parlamenti nazionali si attesta intorno al 34% secondo l’Eurobarometro (SE 92). Un dato insoddisfacente per l’istituzione deputata a garantire la presenza dei cittadini all’interno della macchina statale. Il caso italiano si attesta al 15%, in calo di 4 punti rispetto al 20181. Dopo i parlamenti, nel ranking della fiducia, i partiti si attestano al 9%, mentre sindacati e associazioni imprenditoriali si muovono tra il 23 e il 24%2. La rappresentanza è in crisi perché in crisi sono dunque i partiti e le modalità di raccordo con le istanze sociali a favore di processi decisionali più snelli ed efficaci. Alla governance, alle politiche neoliberiste e alla globalizzazione Crouch (2004) imputa il superamento della democrazia rappresentativa e l’avvento della post-democrazia. Con una serie di conseguenze che vanno dal rafforzamento degli esecutivi di governo, alla depoliticizzazione delle questioni sociali. Il dibattito pubblico tende a svolgersi così sempre meno nelle istituzioni, attraverso gli organi elettivi, e sempre più nella società attraverso l’uso di un ampio armamentario mediale che, anziché sintetizzare le posizioni politiche in gioco, le radicalizza. In questo contesto, la posizione dei parlamenti si fa più delicata. Da un lato, restano l’unico organo legittimato a controllare e approvare le leggi di iniziativa governativa, dall’altro sono soggetti a pressioni che ne mettono in discussione l’efficienza – quando non la rappresentatività – come riflesso di una architettura istituzionale in cui i partiti che lo compongono non si formano più nella società e le decisioni che lo popolano sono prese in sedi non politiche. La ricerca di una nuova centralità è dunque diventata una conditio sine qua non per i parlamenti.
Parlamenti in cerca di centralità / De Rosa, R.; Reda, Valentina. - In: COMUNICAZIONE POLITICA. - ISSN 1594-6061. - 2020:3(2020), pp. 471-478.
Parlamenti in cerca di centralità
R. De Rosa
Co-primo
Writing – Original Draft Preparation
;Valentina Reda
Co-primo
Writing – Original Draft Preparation
2020
Abstract
Nell’arco di questi ultimi trent’anni, le istituzioni parlamentari sono state messe in discussione un po’ ovunque nel mondo. I sondaggi sono impietosi nel mostrare quanto sia grave, ampia e persistente la perdita di legittimità dell’organo a cui è affidata la rappresentanza democratica degli interessi dei territori e dei cittadini. La media europea della fiducia nei confronti dei parlamenti nazionali si attesta intorno al 34% secondo l’Eurobarometro (SE 92). Un dato insoddisfacente per l’istituzione deputata a garantire la presenza dei cittadini all’interno della macchina statale. Il caso italiano si attesta al 15%, in calo di 4 punti rispetto al 20181. Dopo i parlamenti, nel ranking della fiducia, i partiti si attestano al 9%, mentre sindacati e associazioni imprenditoriali si muovono tra il 23 e il 24%2. La rappresentanza è in crisi perché in crisi sono dunque i partiti e le modalità di raccordo con le istanze sociali a favore di processi decisionali più snelli ed efficaci. Alla governance, alle politiche neoliberiste e alla globalizzazione Crouch (2004) imputa il superamento della democrazia rappresentativa e l’avvento della post-democrazia. Con una serie di conseguenze che vanno dal rafforzamento degli esecutivi di governo, alla depoliticizzazione delle questioni sociali. Il dibattito pubblico tende a svolgersi così sempre meno nelle istituzioni, attraverso gli organi elettivi, e sempre più nella società attraverso l’uso di un ampio armamentario mediale che, anziché sintetizzare le posizioni politiche in gioco, le radicalizza. In questo contesto, la posizione dei parlamenti si fa più delicata. Da un lato, restano l’unico organo legittimato a controllare e approvare le leggi di iniziativa governativa, dall’altro sono soggetti a pressioni che ne mettono in discussione l’efficienza – quando non la rappresentatività – come riflesso di una architettura istituzionale in cui i partiti che lo compongono non si formano più nella società e le decisioni che lo popolano sono prese in sedi non politiche. La ricerca di una nuova centralità è dunque diventata una conditio sine qua non per i parlamenti.File | Dimensione | Formato | |
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