Un dibattito recente, che ha investito i borghi e le aree interne, ha visto il farsesco ritorno della favola di Esopo, “Il topo di campagna e il topo di città”, in una visione che oscilla tra l’oleografico ed il folkloristico/nostalgico/passatista, una visione che non lascia spazio alla ricerca, laddove sarebbe invece necessario uno sguardo multi-scalare, un approccio multi-rischio ed una visione trans-disciplinare in grado di considerare territorialità e specificità dei contesti, un’operazione di dis-velamento delle strutture fondanti degli insediamenti, da cui ripartire per riconnettere urbano e rurale, per tendere ad un progetto di futuro in cui le popolazioni siano in grado di modificare i propri paesaggi, ed esserne positivamente modificate. L’acuirsi delle disuguaglianze, accelerate dall’emergenza pandemica, ha evidenziato la necessità della costruzione di visioni, politiche e pratiche che possano condurre a superare le dualità: urbano/rurale, centro/periferia, città compatta/città diffusa, per ragionare in termini di alleanze, di complementarietà reciproca, di nuove “metro-ruralità”. Nella Napoli mediterranea un luogo in particolare, la piana di Fuorigrotta nell’area occidentale, porta di accesso all’archetipo dell’antico e dei suoi miti, conserva ancora le tracce della ruralità primigenia, ed è anche un’area in cui sono in atto potenti modificazioni, dove l’impiego di una prospettiva metro-rurale sarebbe ancora possibile. Il saggio conduce una lettura della storia insediativa dell’area dalla prospettiva del rapporto rus-urbs ed una enucleazione delle possibilità di trasformazione dei molti limes in limen. Le immagini a corredo illustrano diverse sperimentazioni progettuali condotte sull’area nel corso degli anni, didattiche e non.
Rus | Urbs, Limes | Limen, dualità mediterranee / Picone, Adelina. - In: PROYECTO Y CIUDAD. - ISSN 2172-9220. - 11/2020:(2020), pp. 45-56.
Rus | Urbs, Limes | Limen, dualità mediterranee
adelina picone
Primo
2020
Abstract
Un dibattito recente, che ha investito i borghi e le aree interne, ha visto il farsesco ritorno della favola di Esopo, “Il topo di campagna e il topo di città”, in una visione che oscilla tra l’oleografico ed il folkloristico/nostalgico/passatista, una visione che non lascia spazio alla ricerca, laddove sarebbe invece necessario uno sguardo multi-scalare, un approccio multi-rischio ed una visione trans-disciplinare in grado di considerare territorialità e specificità dei contesti, un’operazione di dis-velamento delle strutture fondanti degli insediamenti, da cui ripartire per riconnettere urbano e rurale, per tendere ad un progetto di futuro in cui le popolazioni siano in grado di modificare i propri paesaggi, ed esserne positivamente modificate. L’acuirsi delle disuguaglianze, accelerate dall’emergenza pandemica, ha evidenziato la necessità della costruzione di visioni, politiche e pratiche che possano condurre a superare le dualità: urbano/rurale, centro/periferia, città compatta/città diffusa, per ragionare in termini di alleanze, di complementarietà reciproca, di nuove “metro-ruralità”. Nella Napoli mediterranea un luogo in particolare, la piana di Fuorigrotta nell’area occidentale, porta di accesso all’archetipo dell’antico e dei suoi miti, conserva ancora le tracce della ruralità primigenia, ed è anche un’area in cui sono in atto potenti modificazioni, dove l’impiego di una prospettiva metro-rurale sarebbe ancora possibile. Il saggio conduce una lettura della storia insediativa dell’area dalla prospettiva del rapporto rus-urbs ed una enucleazione delle possibilità di trasformazione dei molti limes in limen. Le immagini a corredo illustrano diverse sperimentazioni progettuali condotte sull’area nel corso degli anni, didattiche e non.File | Dimensione | Formato | |
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