Il saggio prende in esame da un'ottica inedita il celebre manoscritto miniato contenente gli Statuts de l'Ordre du Noeud, coservato a Parigi (BnF, Français 4274) e miniato a Napoli intorno al 1353 da Cristoforo Orimina. Oggetto di numerosi interventi critici negli ultimi decenni, il codice non è mai stato indagato dal punto di vista dello studio delle tombe monumentali napoletane trecentesche. Eppure non solo le prescrizioni statutarie dell'ordine cavalleresco dedicano diversi capitoli alla questione sepolcrale, ma le carte 9r e 9v mostrano tipologie sepolcrali che possono sicuramente confrontarsi con tombe angioine ancora conservatesi a Napoli: il sarcofago su colonnine reggente un gisant e il sarcofago inserito in una struttura più complessa, con le basi poggiate su leoni scolpiti e figure che affiancano il gisant. Nell'articolo si prendono in esame queste componenti, si analizza il testo corrispondente, vi si individua la volontà programmatica di perpetuare il nome dei cavalieri attraverso le memorie funerarie e si mette in parallelo tale volontà con l'operazione di scrittura di un libro contenente le avventure degli stessi cavalieri, secondo una pratica riscontrabile, ad esempio, nel Tirant lo Blanch dello scrittore valenziano Joanot Martorell. L'approccio di metodo è interdisciplinare, chiamando in causa storia, storia dell'arte e letteratura medievale.
Rimembranza e perennità dei cavalieri angioini dell’Ordre du Saint-Esprit au Droit Désir (Napoli, 1352) / Lucherini, V.. - (2019), pp. 181-215.
Rimembranza e perennità dei cavalieri angioini dell’Ordre du Saint-Esprit au Droit Désir (Napoli, 1352)
V. Lucherini
2019
Abstract
Il saggio prende in esame da un'ottica inedita il celebre manoscritto miniato contenente gli Statuts de l'Ordre du Noeud, coservato a Parigi (BnF, Français 4274) e miniato a Napoli intorno al 1353 da Cristoforo Orimina. Oggetto di numerosi interventi critici negli ultimi decenni, il codice non è mai stato indagato dal punto di vista dello studio delle tombe monumentali napoletane trecentesche. Eppure non solo le prescrizioni statutarie dell'ordine cavalleresco dedicano diversi capitoli alla questione sepolcrale, ma le carte 9r e 9v mostrano tipologie sepolcrali che possono sicuramente confrontarsi con tombe angioine ancora conservatesi a Napoli: il sarcofago su colonnine reggente un gisant e il sarcofago inserito in una struttura più complessa, con le basi poggiate su leoni scolpiti e figure che affiancano il gisant. Nell'articolo si prendono in esame queste componenti, si analizza il testo corrispondente, vi si individua la volontà programmatica di perpetuare il nome dei cavalieri attraverso le memorie funerarie e si mette in parallelo tale volontà con l'operazione di scrittura di un libro contenente le avventure degli stessi cavalieri, secondo una pratica riscontrabile, ad esempio, nel Tirant lo Blanch dello scrittore valenziano Joanot Martorell. L'approccio di metodo è interdisciplinare, chiamando in causa storia, storia dell'arte e letteratura medievale.File | Dimensione | Formato | |
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