Pamela, Shamela, Clarissa, Julie, Juliette, Justine: il XVIII secolo del romanzo europeo è un albero dalle mille figlie. Pateticamente orfane o nostalgicamente lontane dai loro cari, prigioniere o custodi di una gabbia familiare, o anche assetate del sangue dei consanguinei; formidabili veicoli dei valori costituiti, nonché delle loro più vigorose destabilizzazioni. Spesso, in quella stagione del romanzo borghese, il rapporto tra una giovane e i suoi familiari e l’ardua «formazione» muliebre nella società patriarcale funsero da momenti privilegiati delle istanze di rappresenta- zione e di produzione ideologica. Dietro e dentro quei libri, tra affettazione romanzesca degli originali e ribaltamento umoristico dei palinsesti, venne declinata e pervertita la relazione fra padri e figli. Ma perché proprio quella relazione? Perché tanti scrittori lo considerarono la materia narrativa ideale per edificare (o per abbattere) tavole morali? E in che modo la fabulazione del contenzioso fra padri e figli nel romanzo innescò un antagonismo non meno ambiguo, ed interno stavolta alla genealogia delle forme, fra i «Padri Precursori» e i loro eredi?
L'albero delle mille figlie. Da Richardson a Manzoni / DE CRISTOFARO, Francesco Paolo. - 1:(2020), pp. 698-713.
L'albero delle mille figlie. Da Richardson a Manzoni
Francesco de Cristofaro
2020
Abstract
Pamela, Shamela, Clarissa, Julie, Juliette, Justine: il XVIII secolo del romanzo europeo è un albero dalle mille figlie. Pateticamente orfane o nostalgicamente lontane dai loro cari, prigioniere o custodi di una gabbia familiare, o anche assetate del sangue dei consanguinei; formidabili veicoli dei valori costituiti, nonché delle loro più vigorose destabilizzazioni. Spesso, in quella stagione del romanzo borghese, il rapporto tra una giovane e i suoi familiari e l’ardua «formazione» muliebre nella società patriarcale funsero da momenti privilegiati delle istanze di rappresenta- zione e di produzione ideologica. Dietro e dentro quei libri, tra affettazione romanzesca degli originali e ribaltamento umoristico dei palinsesti, venne declinata e pervertita la relazione fra padri e figli. Ma perché proprio quella relazione? Perché tanti scrittori lo considerarono la materia narrativa ideale per edificare (o per abbattere) tavole morali? E in che modo la fabulazione del contenzioso fra padri e figli nel romanzo innescò un antagonismo non meno ambiguo, ed interno stavolta alla genealogia delle forme, fra i «Padri Precursori» e i loro eredi?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.