Obiettivo di questo saggio è esaminare aspetti, finalità e conseguenze della tendenza neoplatonica a riprendere e fissare schemata isagogica prima della lettura in classe di Platone e dei suoi dialoghi. Ciò che si vuole dimostrare è che tali schemata, quando usati dai neoplatonici, non seguono solo criteri estrinseci, cioè non sono assimilabili a quegli strumenti retorici usati per leggere qualsiasi testo. Il testo platonico, in quanto divina creazione di un divino artigiano dialogico, non è infatti un testo qualsiasi, e per questo le categorie esegetiche suggerite nei trattati di retorica si mostrano necessarie ma non sufficienti per giustificare l’applicazione di schemata retorici di lettura e interpretazione al Platone sistematizzato. Per comprendere su che base e come tali schemata vengano assorbiti nel sistema platonico, divenendo compatibili con i nuclei teorici del neoplatonismo e giustificando alcune delle innovazioni dottrinali introdotte dai neoplatonici, si ricostruirà lo sviluppo della questione preliminare dello skopos a partire dall’antichità e fino alle scuole tardo-antiche. La scelta di portare la questione metafisico-letteraria dello skopos come caso esemplare del neoplatonismo “schematizzato” è determinata dal fatto che comprendere e definire ciò in vista di cui Platone scrive un dialogo è essenziale – non più, come per il platonismo di mezzo, per combattere l’accusa di inconstantia, per superare problemi legati all’obscuritas del testo, per la definizione della vera dottrina, ma – per cogliere la fondamentale relazione che, nel neoplatonismo, la dottrina platonica stabilisce con l’Unità.
Gli schemata isagogica e la questione metafisico-letteraria dello skopos / Motta, A. - (2019), pp. 73-99.
Gli schemata isagogica e la questione metafisico-letteraria dello skopos
MOTTA APrimo
2019
Abstract
Obiettivo di questo saggio è esaminare aspetti, finalità e conseguenze della tendenza neoplatonica a riprendere e fissare schemata isagogica prima della lettura in classe di Platone e dei suoi dialoghi. Ciò che si vuole dimostrare è che tali schemata, quando usati dai neoplatonici, non seguono solo criteri estrinseci, cioè non sono assimilabili a quegli strumenti retorici usati per leggere qualsiasi testo. Il testo platonico, in quanto divina creazione di un divino artigiano dialogico, non è infatti un testo qualsiasi, e per questo le categorie esegetiche suggerite nei trattati di retorica si mostrano necessarie ma non sufficienti per giustificare l’applicazione di schemata retorici di lettura e interpretazione al Platone sistematizzato. Per comprendere su che base e come tali schemata vengano assorbiti nel sistema platonico, divenendo compatibili con i nuclei teorici del neoplatonismo e giustificando alcune delle innovazioni dottrinali introdotte dai neoplatonici, si ricostruirà lo sviluppo della questione preliminare dello skopos a partire dall’antichità e fino alle scuole tardo-antiche. La scelta di portare la questione metafisico-letteraria dello skopos come caso esemplare del neoplatonismo “schematizzato” è determinata dal fatto che comprendere e definire ciò in vista di cui Platone scrive un dialogo è essenziale – non più, come per il platonismo di mezzo, per combattere l’accusa di inconstantia, per superare problemi legati all’obscuritas del testo, per la definizione della vera dottrina, ma – per cogliere la fondamentale relazione che, nel neoplatonismo, la dottrina platonica stabilisce con l’Unità.File | Dimensione | Formato | |
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