Il contributo risponde ad alcune domande formulate dal direttore della Rivista in occasione dei cinquant’anni delle Regioni italiane. In particolare, risponde alle questioni relative al rapporto tra unità e pluralismo, sostenendo che il problema del ruolo delle Regioni non può essere affrontato in modo atecnico, senza tenere conto dell’importanza rivestita dall’istituzione regionale anche nella gestione dell’emergenza pandemica. Inoltre, si interroga sul rapporto tra continuità e discontinuità tra la prima stagione del regionalismo italiano iniziata con la Costituzione del 1948 e la seconda, successiva alla riforma del titolo V parte II, nel 2001. Non è possibile ragionare in termini dicotomici: talora a fronte di una discontinuità testuale ha fatto da contrappeso una continuità nel contesto giurisprudenziale e nelle prassi. Questo fenomeno è evidente in relazione alle competenze legislative, alla clausola di supremazia e alla leale collaborazione. Le modifiche testuali della Costituzione sono inutili se non c’è la sinergia di tutti gli attori istituzionali per dare ad esse effettività. I testi si ambientano nei contesti e attualmente si assiste a una preponderanza del ruolo degli Esecutivi e dello Stato centrale.
Cinquant’anni di Regioni: cesure apparenti, ricorsività dei luoghi comuni / Parisi, Stefania. - In: LE REGIONI. - ISSN 0391-7576. - 1-2(2021), pp. 185-197. [10.1443/101372]
Cinquant’anni di Regioni: cesure apparenti, ricorsività dei luoghi comuni
Parisi
2021
Abstract
Il contributo risponde ad alcune domande formulate dal direttore della Rivista in occasione dei cinquant’anni delle Regioni italiane. In particolare, risponde alle questioni relative al rapporto tra unità e pluralismo, sostenendo che il problema del ruolo delle Regioni non può essere affrontato in modo atecnico, senza tenere conto dell’importanza rivestita dall’istituzione regionale anche nella gestione dell’emergenza pandemica. Inoltre, si interroga sul rapporto tra continuità e discontinuità tra la prima stagione del regionalismo italiano iniziata con la Costituzione del 1948 e la seconda, successiva alla riforma del titolo V parte II, nel 2001. Non è possibile ragionare in termini dicotomici: talora a fronte di una discontinuità testuale ha fatto da contrappeso una continuità nel contesto giurisprudenziale e nelle prassi. Questo fenomeno è evidente in relazione alle competenze legislative, alla clausola di supremazia e alla leale collaborazione. Le modifiche testuali della Costituzione sono inutili se non c’è la sinergia di tutti gli attori istituzionali per dare ad esse effettività. I testi si ambientano nei contesti e attualmente si assiste a una preponderanza del ruolo degli Esecutivi e dello Stato centrale.File | Dimensione | Formato | |
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