Nel presente contributo saranno riprese alcune delle principali dimensioni che hanno caratterizzato le politiche negoziali italiane e la programmazione dei fondi strutturali europei, al fine di problematizzare ulteriormente similitudini e differenze di questi due importanti regimi di policy. Lo si farà a partire da una cornice teorica attenta alle implicazioni istituzionali delle politiche per lo sviluppo, intese come un campo di azione utile a ristabilire connessioni virtuose tra crescita, innovazione e qualità sociale. Nello specifico, l’interesse è rivolto alle conseguenze discese da queste strategie sul versante della riorganizzazione delle forme di intermediazione politica tra centro e periferia, e sul modo di intendere la partecipazione degli attori, pubblici e privati, coinvolti nella formulazione e attuazione di micro interventi e complesse pianificazioni. L’ipotesi che orienta la rilettura comparativa è che seppure le molteplici similitudini tra i due approcci continuino a rappresentare un’importante area di analisi, restino significative e profonde le differenze relative al modo di intendere il radicamento sociale dei programmi di sviluppo. Su questo piano la prematura delegittimazione delle politiche negoziali italiane, in corrispondenza della grande crisi del 2008, e l’assoluto protagonismo del quadro regolativo imposto dall’Europa sembrano condurre a una forma di arretramento nella formulazione di politiche complesse, sensibili cioè alle peculiarità sociali e istituzionali dei luoghi e alla democraticità dei processi decisionali che ne orientano l’ideazione e l’attuazione.
Dalle politiche negoziali italiane alla coesione europea: evoluzioni, progressi e arretramenti negli interventi per lo sviluppo del Mezzogiorno / Sacco, Enrico. - In: RIVISTA GIURIDICA DEL MEZZOGIORNO. - ISSN 2612-1018. - 1:n. 2(2022), pp. 427-455. [10.1444/104193]
Dalle politiche negoziali italiane alla coesione europea: evoluzioni, progressi e arretramenti negli interventi per lo sviluppo del Mezzogiorno
Enrico Sacco
2022
Abstract
Nel presente contributo saranno riprese alcune delle principali dimensioni che hanno caratterizzato le politiche negoziali italiane e la programmazione dei fondi strutturali europei, al fine di problematizzare ulteriormente similitudini e differenze di questi due importanti regimi di policy. Lo si farà a partire da una cornice teorica attenta alle implicazioni istituzionali delle politiche per lo sviluppo, intese come un campo di azione utile a ristabilire connessioni virtuose tra crescita, innovazione e qualità sociale. Nello specifico, l’interesse è rivolto alle conseguenze discese da queste strategie sul versante della riorganizzazione delle forme di intermediazione politica tra centro e periferia, e sul modo di intendere la partecipazione degli attori, pubblici e privati, coinvolti nella formulazione e attuazione di micro interventi e complesse pianificazioni. L’ipotesi che orienta la rilettura comparativa è che seppure le molteplici similitudini tra i due approcci continuino a rappresentare un’importante area di analisi, restino significative e profonde le differenze relative al modo di intendere il radicamento sociale dei programmi di sviluppo. Su questo piano la prematura delegittimazione delle politiche negoziali italiane, in corrispondenza della grande crisi del 2008, e l’assoluto protagonismo del quadro regolativo imposto dall’Europa sembrano condurre a una forma di arretramento nella formulazione di politiche complesse, sensibili cioè alle peculiarità sociali e istituzionali dei luoghi e alla democraticità dei processi decisionali che ne orientano l’ideazione e l’attuazione.File | Dimensione | Formato | |
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