Se già in Leopardi «la disperazione aveva sempre nella bocca un sorriso» (Dialogo di Timandro e di Eleandro), nel tempo «ridicolissimo e freddissimo» della modernità europea sempre più diventa il riso, invece del pianto, la maschera del dolore. Dopo il recupero dei percorsi teorici sviluppatisi intorno a questa tematica, nei saggi degli anni ’80, e la messa a fuoco del concetto schlegeliano di «farsa trascendentale», sarà ricostruito il nuovo campo semantico che il termine “tragico” acquista nell’universo pirandelliano. Fondamentale per questa risemantizzazione è l’accostamento tra tragico e umoristico che affiora nella parte finale di Komik und Humor di Theodor Lipps (1898). La risata «stridula» della Figliastra, nella riscrittura del 1925 dei Sei personaggi, è un'eco, tra le tante, delle zone inconciliate dell'umorismo di Lipps. Riemergono, nel suono di questo stridore dissacrante, le antiche radici della risata sardonica che, sul volto del Melmoth di Maturin, Baudelaire aveva visto come una «contraddizione vivente» destinata a lacerare e bruciare «le labbra del riso umano» (Dell’essenza del riso). Il suo suono, diffondendosi, agghiaccia: è lo stesso suono della risata «dianoetica» di Beckett, sorta da una «scorticazione dell’intelletto», prodotta sul vertice del disincanto: «la risata delle risate, il risus purus, [...]in una parola la risata che ride [...] di tutto ciò che è infelice» (S. Beckett, Watt, a cura di G. Frasca).
Pirandello (st)ridens. Dall’Humor scisso alla «risata dianoetica» / Acocella, Silvia. - (2023), pp. 1-8. (Intervento presentato al convegno Letteratura e Potere/Poteri tenutosi a Catania nel 23-25 settembre 2021).
Pirandello (st)ridens. Dall’Humor scisso alla «risata dianoetica»
Silvia Acocella
2023
Abstract
Se già in Leopardi «la disperazione aveva sempre nella bocca un sorriso» (Dialogo di Timandro e di Eleandro), nel tempo «ridicolissimo e freddissimo» della modernità europea sempre più diventa il riso, invece del pianto, la maschera del dolore. Dopo il recupero dei percorsi teorici sviluppatisi intorno a questa tematica, nei saggi degli anni ’80, e la messa a fuoco del concetto schlegeliano di «farsa trascendentale», sarà ricostruito il nuovo campo semantico che il termine “tragico” acquista nell’universo pirandelliano. Fondamentale per questa risemantizzazione è l’accostamento tra tragico e umoristico che affiora nella parte finale di Komik und Humor di Theodor Lipps (1898). La risata «stridula» della Figliastra, nella riscrittura del 1925 dei Sei personaggi, è un'eco, tra le tante, delle zone inconciliate dell'umorismo di Lipps. Riemergono, nel suono di questo stridore dissacrante, le antiche radici della risata sardonica che, sul volto del Melmoth di Maturin, Baudelaire aveva visto come una «contraddizione vivente» destinata a lacerare e bruciare «le labbra del riso umano» (Dell’essenza del riso). Il suo suono, diffondendosi, agghiaccia: è lo stesso suono della risata «dianoetica» di Beckett, sorta da una «scorticazione dell’intelletto», prodotta sul vertice del disincanto: «la risata delle risate, il risus purus, [...]in una parola la risata che ride [...] di tutto ciò che è infelice» (S. Beckett, Watt, a cura di G. Frasca).File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Pirandello (st)-ridens.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
Dominio pubblico
Dimensione
180.69 kB
Formato
Adobe PDF
|
180.69 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.