Nel Mezzogiorno esiste, ancora oggi, un rilevante problema di abusivismo e di sottostimata relazione tra abusivismo e criminalità organizzata. Sinora, con poche eccezioni, hanno prevalso lettura disciplinari fenomenologiche e descrittive che ne hanno enfatizzato il presunto carattere informale e individuale. Quello che si sostiene, invece, è che in alcuni territori sia possibile rintracciare degli insediamenti, anche di vaste dimensioni, interamente realizzati dalle organizzazioni criminali, come vere e proprie lottizzazione e attraverso il totale controllo dell’intero ciclo edilizio. Esistono numerose aree, sorte abusivamente, che possono essere considerate come ‘quartieri’ urbani dal punto di vista dell’unitarietà dell’intervento e dell’omogeneità delle tipologie edilizie, ma, anche, delle forme di radicamento e di identità sviluppate nel corso del tempo. Un interessante protagonismo dal basso si è andato definendo infatti, in questi contesti con la creazione e la messa in rete di numerosi comitati di cittadini abusivi o condonati, per così dire. Inutile sottolineare che la riflessione sulle forme di cittadinanza che si sono andata sviluppando è certamente una sfida interessante. Inoltre, in alcune aree, tra incertezze e ritardi della politica, i quartieri abusivi hanno rappresentato la più consistente “trasformazione” recente avvenuta nel nostro Paese. Per tanto essa, probabilmente, meriterebbe un piano di analisi appropriato, in grado di fornire indicazioni alle politiche, non solo di repressione e contrasto, ma, anche, di risignificazione. L’inevitabile e forse comprensibile ritardo nella realizzazione della urbanizzazioni previste non risolve l’entità del problema per amministrazioni quasi sempre con scarse risorse e capacità progettuali. Resta, inoltre, il problema concreto di cosa fare di queste aree e sembra evidente che il Piano degli abbattimenti previsti, ad esempio, dalla Regione Campania presenta più ombre che luci. Le sfide, dunque, sono molteplici: le forme di produzione e il contrasto dell’attività edilizia, specie quando questa si configura come impresa criminale, ancora più potente in un contesto di crisi; forme della cittadinanza e nessi tra forme della regolazione urbanistica e sociale che si riproducono all’interno di un tessuto criminogeno.
La partita aperta dei quartieri abusivi / DE LEO, Daniela. - In: PLANUM. - ISSN 1723-0993. - (2010), pp. 1-8.
La partita aperta dei quartieri abusivi
DE LEO, DANIELA
2010
Abstract
Nel Mezzogiorno esiste, ancora oggi, un rilevante problema di abusivismo e di sottostimata relazione tra abusivismo e criminalità organizzata. Sinora, con poche eccezioni, hanno prevalso lettura disciplinari fenomenologiche e descrittive che ne hanno enfatizzato il presunto carattere informale e individuale. Quello che si sostiene, invece, è che in alcuni territori sia possibile rintracciare degli insediamenti, anche di vaste dimensioni, interamente realizzati dalle organizzazioni criminali, come vere e proprie lottizzazione e attraverso il totale controllo dell’intero ciclo edilizio. Esistono numerose aree, sorte abusivamente, che possono essere considerate come ‘quartieri’ urbani dal punto di vista dell’unitarietà dell’intervento e dell’omogeneità delle tipologie edilizie, ma, anche, delle forme di radicamento e di identità sviluppate nel corso del tempo. Un interessante protagonismo dal basso si è andato definendo infatti, in questi contesti con la creazione e la messa in rete di numerosi comitati di cittadini abusivi o condonati, per così dire. Inutile sottolineare che la riflessione sulle forme di cittadinanza che si sono andata sviluppando è certamente una sfida interessante. Inoltre, in alcune aree, tra incertezze e ritardi della politica, i quartieri abusivi hanno rappresentato la più consistente “trasformazione” recente avvenuta nel nostro Paese. Per tanto essa, probabilmente, meriterebbe un piano di analisi appropriato, in grado di fornire indicazioni alle politiche, non solo di repressione e contrasto, ma, anche, di risignificazione. L’inevitabile e forse comprensibile ritardo nella realizzazione della urbanizzazioni previste non risolve l’entità del problema per amministrazioni quasi sempre con scarse risorse e capacità progettuali. Resta, inoltre, il problema concreto di cosa fare di queste aree e sembra evidente che il Piano degli abbattimenti previsti, ad esempio, dalla Regione Campania presenta più ombre che luci. Le sfide, dunque, sono molteplici: le forme di produzione e il contrasto dell’attività edilizia, specie quando questa si configura come impresa criminale, ancora più potente in un contesto di crisi; forme della cittadinanza e nessi tra forme della regolazione urbanistica e sociale che si riproducono all’interno di un tessuto criminogeno.File | Dimensione | Formato | |
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