Questo testo non vuole essere un saggio monografico su Carlo Siviero (1882- 1953), che ambirebbe a ben altri spazi, ma solo una riflessione su uno scritto autobiografico dimenticato. Irritato e ffeso dalla pubblicazione di una falsa notizia sul giornale politico «Avanti!», che indicava il suo nome nel manipolo di fascisti legati all’Accademia di San Luca di Roma, Siviero decise di lasciare per iscritto la sua testimonianza di fuoriuscito dalle politiche del sistema artistico del ventennio proprio per la sua aperta opposizione al regime. Scritto quasi di getto e pubblicato nel 1944, l’artista ripercorre con un velo di nostalgia il primo dei due periodi in cui divide la sua vita: dal 1897, anno della sua presa di coscienza di pittore, al 1921, «periodo felice di sogni, di libertà, di lotte generose, di aspirazioni oneste, di piccole conquiste sudate»; il secondo, invece, dal 1922, data della Marcia su Roma, al 1943, il tempo in cui scrive, furono anni di «oppressione, di rinunce, spesso di mortificazione, che maturarono la distruzione della Patria e mi condussero all’avvilimento nel quale mi dibatto». Nella narrazione, condotta con estrema lucidità, grazie a una prosa fluida e accattivante, non mancano note di ironia, ma anche di acredine. Emergono dal racconto i nomi, gli incontri, buoni o cattivi, gli eventi, le lotte, le conquiste e le sconfitte.
L’autoritratto spirituale di Carlo Siviero. A margine delle riflessioni su due periodi della sua vita / Valente, Isabella. - In: GENERI. - ISSN 2974-9417. - I:(2023), pp. 131-151.
L’autoritratto spirituale di Carlo Siviero. A margine delle riflessioni su due periodi della sua vita
Isabella Valente
2023
Abstract
Questo testo non vuole essere un saggio monografico su Carlo Siviero (1882- 1953), che ambirebbe a ben altri spazi, ma solo una riflessione su uno scritto autobiografico dimenticato. Irritato e ffeso dalla pubblicazione di una falsa notizia sul giornale politico «Avanti!», che indicava il suo nome nel manipolo di fascisti legati all’Accademia di San Luca di Roma, Siviero decise di lasciare per iscritto la sua testimonianza di fuoriuscito dalle politiche del sistema artistico del ventennio proprio per la sua aperta opposizione al regime. Scritto quasi di getto e pubblicato nel 1944, l’artista ripercorre con un velo di nostalgia il primo dei due periodi in cui divide la sua vita: dal 1897, anno della sua presa di coscienza di pittore, al 1921, «periodo felice di sogni, di libertà, di lotte generose, di aspirazioni oneste, di piccole conquiste sudate»; il secondo, invece, dal 1922, data della Marcia su Roma, al 1943, il tempo in cui scrive, furono anni di «oppressione, di rinunce, spesso di mortificazione, che maturarono la distruzione della Patria e mi condussero all’avvilimento nel quale mi dibatto». Nella narrazione, condotta con estrema lucidità, grazie a una prosa fluida e accattivante, non mancano note di ironia, ma anche di acredine. Emergono dal racconto i nomi, gli incontri, buoni o cattivi, gli eventi, le lotte, le conquiste e le sconfitte.File | Dimensione | Formato | |
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