(IT) Nola, la città in cui si spense Augusto, rivela, tra le mura degli edifici del centro storico e nei frequenti innesti di frammenti architettonici antichi, la sua appartenenza ad una storia millenaria. Ma è attraverso la lettura delle tracce archeologiche disseminate “ai margini” del centro urbano, laddove si addensano tutti i segni espulsi dal cuore della città, che è possibile cogliere il carattere del prodigioso incontro tra “natura” e “storia” calcificato da secoli nella geografia del territorio nolano. In questo quadro, l’anfiteatro laterizio di Nola, “affondato nel terreno come un gran vaso ricolmo” (Maiuri, 1940) – “pezzo speciale” della più ampia città romana e poi “relitto” dimenticato dall’età moderna in poi – è la figura nodale che consente di decodificare i meccanismi di continuità tra le trame territoriali e i tessuti urbani, riconoscere le figure impresse nella forma del suolo e della città, reinventare le relazioni tra archeologia e città contemporanea, rivelare potenzialità e nuove possibilità. Proprio mentre si compiono gli scavi della Soprintendenza, il parziale riaffiorare delle pietre antiche dell’anfiteatro rimette infatti improvvisamente “al centro” il cruciale tema di un “margine” permeabile tra città consolidata e natura, invitando a riscrivere quella proficua condizione di “bordo” entro cui devono convivere le testimonianze archeologiche e i segni della modernità. / (EN) Nola, the city where Augustus died, reveals, within the walls of the buildings in the historic centre and in the frequent grafting of ancient architectural fragments, its belonging to a mille- nary history. But it is through the reading of the archaeological traces scattered “on the edges” of the urban centre, where all the signs expelled from the heart of the city are gathered, that it is possible to grasp the character of the prodigious encounter between “nature” and “history” that has been calcified for centuries in the geography of the Nolan territory. In this context, Nola’s brick amphitheatre, “sunk into the ground like a great filled vase” (Mai- uri, 1940) – a “special piece” of the larger Ro- man city and then a forgotten “wreck” from the modern age onwards – is the nodal figure that makes it possible to decode the mechanisms of continuity between the territorial textures and urban fabrics, to recognise the figures imprinted in the shape of the ground and the city, to re- invent the relations between archaeology and the contemporary city, and to reveal potential and new possibilities. Just as the Soprinten- denza’s excavations are being carried out, the partial resurfacing of the ancient stones of the amphitheatre suddenly puts the crucial issue of a permeable “edge” between the consolidated city and nature back “at the centre”, inviting us to rewrite that fruitful condition of the “edge” where archaeological fragments and the signs of modernity must coexist.
Archeologia urbana “ai margini”: l’anfiteatro laterizio di Nola = Urban archaeology “on the edge”: the brick amphitheatre of Nola / Bruni, Francesca; Cocozza, Mattia. - In: U+D, URBANFORM AND DESIGN. - ISSN 2384-9207. - 21:(2024), pp. 104-109.
Archeologia urbana “ai margini”: l’anfiteatro laterizio di Nola = Urban archaeology “on the edge”: the brick amphitheatre of Nola
Francesca Bruni
;Mattia Cocozza
2024
Abstract
(IT) Nola, la città in cui si spense Augusto, rivela, tra le mura degli edifici del centro storico e nei frequenti innesti di frammenti architettonici antichi, la sua appartenenza ad una storia millenaria. Ma è attraverso la lettura delle tracce archeologiche disseminate “ai margini” del centro urbano, laddove si addensano tutti i segni espulsi dal cuore della città, che è possibile cogliere il carattere del prodigioso incontro tra “natura” e “storia” calcificato da secoli nella geografia del territorio nolano. In questo quadro, l’anfiteatro laterizio di Nola, “affondato nel terreno come un gran vaso ricolmo” (Maiuri, 1940) – “pezzo speciale” della più ampia città romana e poi “relitto” dimenticato dall’età moderna in poi – è la figura nodale che consente di decodificare i meccanismi di continuità tra le trame territoriali e i tessuti urbani, riconoscere le figure impresse nella forma del suolo e della città, reinventare le relazioni tra archeologia e città contemporanea, rivelare potenzialità e nuove possibilità. Proprio mentre si compiono gli scavi della Soprintendenza, il parziale riaffiorare delle pietre antiche dell’anfiteatro rimette infatti improvvisamente “al centro” il cruciale tema di un “margine” permeabile tra città consolidata e natura, invitando a riscrivere quella proficua condizione di “bordo” entro cui devono convivere le testimonianze archeologiche e i segni della modernità. / (EN) Nola, the city where Augustus died, reveals, within the walls of the buildings in the historic centre and in the frequent grafting of ancient architectural fragments, its belonging to a mille- nary history. But it is through the reading of the archaeological traces scattered “on the edges” of the urban centre, where all the signs expelled from the heart of the city are gathered, that it is possible to grasp the character of the prodigious encounter between “nature” and “history” that has been calcified for centuries in the geography of the Nolan territory. In this context, Nola’s brick amphitheatre, “sunk into the ground like a great filled vase” (Mai- uri, 1940) – a “special piece” of the larger Ro- man city and then a forgotten “wreck” from the modern age onwards – is the nodal figure that makes it possible to decode the mechanisms of continuity between the territorial textures and urban fabrics, to recognise the figures imprinted in the shape of the ground and the city, to re- invent the relations between archaeology and the contemporary city, and to reveal potential and new possibilities. Just as the Soprinten- denza’s excavations are being carried out, the partial resurfacing of the ancient stones of the amphitheatre suddenly puts the crucial issue of a permeable “edge” between the consolidated city and nature back “at the centre”, inviting us to rewrite that fruitful condition of the “edge” where archaeological fragments and the signs of modernity must coexist.File | Dimensione | Formato | |
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