Una delle prospettive più promettenti verso un futuro in cui i modi di coltivazione dovranno necessariamente escludere l’espropriazione espansiva di ulteriori porzioni di suolo naturale, risiede nelle coltivazioni intensive in acqua. Queste modalità, fortemente industrializzate, esistono in due varianti: l’idroponica, per la coltivazione delle sole piante, e l’acquaponica che vede l’integrazione della componente vegetale all’allevamento di specie ittiche. L’idroponica è la coltura fuori suolo maggiormente diffusa, in cui la crescita delle piante avviene direttamente in acqua. Integrati ai piani di coltura, nei quali si dispongono le plantule, si inseriscono le reti di irrigazione che forniscono, assieme all’acqua, una soluzione nutritiva che viene direttamente assorbita dal sistema radicale delle piante, evitando così il tradizionale e più lento filtraggio dei nutrienti dal terreno. Gli impianti acquaponici, essendo per loro natura collocati in ambienti protetti, come abitazioni, capannoni industriali o addirittura spazi ipogei, presentano una invulnerabilità ai picchi climatici a cui il global warming ci sta abituando, con il conseguente rischio della perdita dei raccolti in occasione di sempre più frequenti grandinate, tempeste o siccità. Un ulteriore aspetto positivo delle colture idroponiche sta nella loro salubrità. A fronte di una perplessità verso questi sistemi di produzione alimentare, ritenuti comunemente troppo artificiali perché si sottraggono al primo momento della catena evolutiva umana, che è dato dall’affermazione di una agricoltura stanziale, i sistemi idroponici producono alimenti freschi e privi di quei rischi alla salute dovuti da pesticidi o fertilizzanti. Basti considerare i benefici di una autoproduzione in casa di alcune verdure che possono essere consumate già alcuni istanti dopo essere state raccolte. Oppure i vantaggi delle cosiddette urban farm, che si rivolgono diffusamente a sistemi idroponici e acquaponici per produrre alimenti che sono coltivati nello stesso luogo del loro consumo, il centro cittadino, evitando così i carichi ambientali dovuti a trasporti che devono compiere lunghe distanze dai luoghi di produzione agricola a quelli del consumo alimentare.
Farming without Land: Industrialized Systems for Hydroponic Farming / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - , n.°194 anno XXXV, 2024 maggio/giugno(2024), pp. II-V.
Farming without Land: Industrialized Systems for Hydroponic Farming
Alfonso Morone
2024
Abstract
Una delle prospettive più promettenti verso un futuro in cui i modi di coltivazione dovranno necessariamente escludere l’espropriazione espansiva di ulteriori porzioni di suolo naturale, risiede nelle coltivazioni intensive in acqua. Queste modalità, fortemente industrializzate, esistono in due varianti: l’idroponica, per la coltivazione delle sole piante, e l’acquaponica che vede l’integrazione della componente vegetale all’allevamento di specie ittiche. L’idroponica è la coltura fuori suolo maggiormente diffusa, in cui la crescita delle piante avviene direttamente in acqua. Integrati ai piani di coltura, nei quali si dispongono le plantule, si inseriscono le reti di irrigazione che forniscono, assieme all’acqua, una soluzione nutritiva che viene direttamente assorbita dal sistema radicale delle piante, evitando così il tradizionale e più lento filtraggio dei nutrienti dal terreno. Gli impianti acquaponici, essendo per loro natura collocati in ambienti protetti, come abitazioni, capannoni industriali o addirittura spazi ipogei, presentano una invulnerabilità ai picchi climatici a cui il global warming ci sta abituando, con il conseguente rischio della perdita dei raccolti in occasione di sempre più frequenti grandinate, tempeste o siccità. Un ulteriore aspetto positivo delle colture idroponiche sta nella loro salubrità. A fronte di una perplessità verso questi sistemi di produzione alimentare, ritenuti comunemente troppo artificiali perché si sottraggono al primo momento della catena evolutiva umana, che è dato dall’affermazione di una agricoltura stanziale, i sistemi idroponici producono alimenti freschi e privi di quei rischi alla salute dovuti da pesticidi o fertilizzanti. Basti considerare i benefici di una autoproduzione in casa di alcune verdure che possono essere consumate già alcuni istanti dopo essere state raccolte. Oppure i vantaggi delle cosiddette urban farm, che si rivolgono diffusamente a sistemi idroponici e acquaponici per produrre alimenti che sono coltivati nello stesso luogo del loro consumo, il centro cittadino, evitando così i carichi ambientali dovuti a trasporti che devono compiere lunghe distanze dai luoghi di produzione agricola a quelli del consumo alimentare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.