Le culture politiche che orientarono il dibattito costituente, collocate su una faglia profonda del processo storico, si erano venute conformando nella contrapposizione all’ideologia di cui erano stati portatori gli attori della costruzione dell’ordinamento autoritario, riconducibile al fascismo nelle sue diverse configurazioni e accezioni, tra le quali era risultata subito recessiva quella del corporativismo sociale venato di pluralismo associativo, che aveva esercitato una certa fascinazione sui cattolici, a vantaggio dello statualismo assoluto e dell’annichilimento dei diritti. Ma, tra le culture che erano state all’opposizione, larga parte di quella liberale, la più connotata e forte, si attardava a vagheggiare l’impossibile riannodarsi del filo spezzato con l’età statutaria, mentre quella cattolica e quella comunista e socialista, di impronta non solo marxista, sostenevano programmi ambiziosi di trasformazione dei rapporti di dominio sociale ed economico, confrontandosi con l’affermazione dell’eguaglianza e della garanzia della persona, della sua dignità e dei suoi diritti, civili e sociali. Sono queste ultime ad avere improntato l’impianto della Costituzione repubblicana, ma avendo come riferimento critico anche la cultura liberale, in tensione e segnando le fratture profonde con essa, e tuttavia raccogliendone alcuni portati, con riferimento alla garanzia delle libertà civili e all’organizzazione dei rapporti ordinamentali. La questione dell’oggi è la perdita di egemonia di quelle culture, e del vuoto che esse lasciano mentre si affermano – attraversando gli schieramenti in un andamento sinuoso e variabile – la mentalità e la pratica del populismo, estraneo, per propria natura, al compromesso costituente e incapace di rinnovarlo.
Sulle culture politiche alla Costituente / Staiano, Sandro. - In: RIVISTA AIC. - ISSN 2039-8298. - 3(2024), pp. 88-102.
Sulle culture politiche alla Costituente
Staiano, Sandro
2024
Abstract
Le culture politiche che orientarono il dibattito costituente, collocate su una faglia profonda del processo storico, si erano venute conformando nella contrapposizione all’ideologia di cui erano stati portatori gli attori della costruzione dell’ordinamento autoritario, riconducibile al fascismo nelle sue diverse configurazioni e accezioni, tra le quali era risultata subito recessiva quella del corporativismo sociale venato di pluralismo associativo, che aveva esercitato una certa fascinazione sui cattolici, a vantaggio dello statualismo assoluto e dell’annichilimento dei diritti. Ma, tra le culture che erano state all’opposizione, larga parte di quella liberale, la più connotata e forte, si attardava a vagheggiare l’impossibile riannodarsi del filo spezzato con l’età statutaria, mentre quella cattolica e quella comunista e socialista, di impronta non solo marxista, sostenevano programmi ambiziosi di trasformazione dei rapporti di dominio sociale ed economico, confrontandosi con l’affermazione dell’eguaglianza e della garanzia della persona, della sua dignità e dei suoi diritti, civili e sociali. Sono queste ultime ad avere improntato l’impianto della Costituzione repubblicana, ma avendo come riferimento critico anche la cultura liberale, in tensione e segnando le fratture profonde con essa, e tuttavia raccogliendone alcuni portati, con riferimento alla garanzia delle libertà civili e all’organizzazione dei rapporti ordinamentali. La questione dell’oggi è la perdita di egemonia di quelle culture, e del vuoto che esse lasciano mentre si affermano – attraversando gli schieramenti in un andamento sinuoso e variabile – la mentalità e la pratica del populismo, estraneo, per propria natura, al compromesso costituente e incapace di rinnovarlo.File | Dimensione | Formato | |
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