Il saggio muove dalla constatazione della inadeguatezza del sistema attuale di relazioni industriali ad affrontare la condizione economica e sociale in cui versa il nostro Paese, caratterizzato storicamente da un dualismo produttivo e occupazionale che determina forti differenze sul piano della qualità di vita e di lavoro e propone una riflessione sul ruolo che può svolgere in questa prospettiva la contrattazione colletti-va decentrata di livello territoriale al fine di contribuire a promuoverne sia la cresci-ta sia forme adeguate di tutela sociale. Attraverso una esegesi dell’art. 8 del d.l. 13 agosto 2011, n. 138 (convertito in l. 14 settembre 2011, n. 148), l’analisi si sofferma sulle diverse ipotesi nelle quali la contrattazione territoriale, quando è sostenuta da una legislazione di prossimità “controllata”, può incidere sulla disciplina dei rap-porti di lavoro, con riferimento alla flessibilità sia in entrata che in uscita. L’indagine pone in evidenza anche la funzione sociale della contrattazione territoriale e il rilie-vo, tutt’altro che secondario, del ruolo che essa può svolgere nella individuazione di modelli regolativi di protezione del reddito che siano soprattutto volti a favorire le possibilità di reimpiego dei lavoratori, nell’ottica del coordinamento tra politiche passive e attive. Il saggio muove dalla constatazione della inadeguatezza del sistema attuale di relazioni industriali ad affrontare la condizione economica e sociale in cui versa il nostro Paese, caratterizzato storicamente da un dualismo produttivo e occupazionale che determina forti differenze sul piano della qualità di vita e di lavoro e propone una riflessione sul ruolo che può svolgere in questa prospettiva la contrattazione colletti-va decentrata di livello territoriale al fine di contribuire a promuoverne sia la cresci-ta sia forme adeguate di tutela sociale. Attraverso una esegesi dell’art. 8 del d.l. 13 agosto 2011, n. 138 (convertito in l. 14 settembre 2011, n. 148), l’analisi si sofferma sulle diverse ipotesi nelle quali la contrattazione territoriale, quando è sostenuta da una legislazione di prossimità “controllata”, può incidere sulla disciplina dei rap-porti di lavoro, con riferimento alla flessibilità sia in entrata che in uscita. L’indagine pone in evidenza anche la funzione sociale della contrattazione territoriale e il rilie-vo, tutt’altro che secondario, del ruolo che essa può svolgere nella individuazione di modelli regolativi di protezione del reddito che siano soprattutto volti a favorire le possibilità di reimpiego dei lavoratori, nell’ottica del coordinamento tra politiche passive e attive.
Ruolo e funzioni della contrattazione territoriale nelle tutele per il lavoro / D'Arcangelo, Lucia. - In: DIRITTO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI. - ISSN 1121-8762. - 2/XXIV(2014), pp. 1-401.
Ruolo e funzioni della contrattazione territoriale nelle tutele per il lavoro
D'ARCANGELO, LUCIA
2014
Abstract
Il saggio muove dalla constatazione della inadeguatezza del sistema attuale di relazioni industriali ad affrontare la condizione economica e sociale in cui versa il nostro Paese, caratterizzato storicamente da un dualismo produttivo e occupazionale che determina forti differenze sul piano della qualità di vita e di lavoro e propone una riflessione sul ruolo che può svolgere in questa prospettiva la contrattazione colletti-va decentrata di livello territoriale al fine di contribuire a promuoverne sia la cresci-ta sia forme adeguate di tutela sociale. Attraverso una esegesi dell’art. 8 del d.l. 13 agosto 2011, n. 138 (convertito in l. 14 settembre 2011, n. 148), l’analisi si sofferma sulle diverse ipotesi nelle quali la contrattazione territoriale, quando è sostenuta da una legislazione di prossimità “controllata”, può incidere sulla disciplina dei rap-porti di lavoro, con riferimento alla flessibilità sia in entrata che in uscita. L’indagine pone in evidenza anche la funzione sociale della contrattazione territoriale e il rilie-vo, tutt’altro che secondario, del ruolo che essa può svolgere nella individuazione di modelli regolativi di protezione del reddito che siano soprattutto volti a favorire le possibilità di reimpiego dei lavoratori, nell’ottica del coordinamento tra politiche passive e attive. Il saggio muove dalla constatazione della inadeguatezza del sistema attuale di relazioni industriali ad affrontare la condizione economica e sociale in cui versa il nostro Paese, caratterizzato storicamente da un dualismo produttivo e occupazionale che determina forti differenze sul piano della qualità di vita e di lavoro e propone una riflessione sul ruolo che può svolgere in questa prospettiva la contrattazione colletti-va decentrata di livello territoriale al fine di contribuire a promuoverne sia la cresci-ta sia forme adeguate di tutela sociale. Attraverso una esegesi dell’art. 8 del d.l. 13 agosto 2011, n. 138 (convertito in l. 14 settembre 2011, n. 148), l’analisi si sofferma sulle diverse ipotesi nelle quali la contrattazione territoriale, quando è sostenuta da una legislazione di prossimità “controllata”, può incidere sulla disciplina dei rap-porti di lavoro, con riferimento alla flessibilità sia in entrata che in uscita. L’indagine pone in evidenza anche la funzione sociale della contrattazione territoriale e il rilie-vo, tutt’altro che secondario, del ruolo che essa può svolgere nella individuazione di modelli regolativi di protezione del reddito che siano soprattutto volti a favorire le possibilità di reimpiego dei lavoratori, nell’ottica del coordinamento tra politiche passive e attive.File | Dimensione | Formato | |
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