Le attrezzature per la vita all’aperto raramente sono state affrontate nella pratica progettuale in maniera specifica e significativa. Il più delle volte sono considerate come elementi puramente strumentali, secondari rispetto al principale soggetto progettuale che resta il costruito, spesso ridotte a banali componenti industrializzati che escludono, di fatto, qualunque specifico rapporto con il contesto. Questo trattamento appare paradossale: lì dove più forte è la presenza dell’esterno, della natura e del paesaggio, cioè di un contesto che dovrebbe dare qualità alle scelte progettuali, più diffuse sono le scelte generiche ed atopiche, indifferenti alle potenzialità del sito. Se poi circoscriviamo ancor più queste nostre considerazioni, limitandole a un elemento centrale nel rapporto con gli elementi naturali, come l’acqua, il quadro genera ancor più perplessità. Partendo da esempi, come le grandi vasche natatorie che nell’architettura classica avevano espresso una straordinaria forza progettuale, dobbiamo riconoscere come questa tensione nella modernità si sia molto affievolita, consegnando lo spazio dell’acqua, prevalentemente, ad un immaginario borghese che ha nella “villa con piscina” il suo malinconico apice tipologico. Ma proprio per il ruolo che l’acqua ha sempre avuto come principale elemento di mediazione tra l’uomo e la natura, è proprio da qui che si deve ripartire per ricercare un punto di vista progettuale alternativo a quello prevalente.
Architetture d’acqua. Lo spazio della piscina nell’architettura moderna / Water Architecture. The Pool Area in Modern Architecture / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - n.141 anno XXVI(2015), pp. II-VII.
Architetture d’acqua. Lo spazio della piscina nell’architettura moderna / Water Architecture. The Pool Area in Modern Architecture
MORONE, ALFONSO
2015
Abstract
Le attrezzature per la vita all’aperto raramente sono state affrontate nella pratica progettuale in maniera specifica e significativa. Il più delle volte sono considerate come elementi puramente strumentali, secondari rispetto al principale soggetto progettuale che resta il costruito, spesso ridotte a banali componenti industrializzati che escludono, di fatto, qualunque specifico rapporto con il contesto. Questo trattamento appare paradossale: lì dove più forte è la presenza dell’esterno, della natura e del paesaggio, cioè di un contesto che dovrebbe dare qualità alle scelte progettuali, più diffuse sono le scelte generiche ed atopiche, indifferenti alle potenzialità del sito. Se poi circoscriviamo ancor più queste nostre considerazioni, limitandole a un elemento centrale nel rapporto con gli elementi naturali, come l’acqua, il quadro genera ancor più perplessità. Partendo da esempi, come le grandi vasche natatorie che nell’architettura classica avevano espresso una straordinaria forza progettuale, dobbiamo riconoscere come questa tensione nella modernità si sia molto affievolita, consegnando lo spazio dell’acqua, prevalentemente, ad un immaginario borghese che ha nella “villa con piscina” il suo malinconico apice tipologico. Ma proprio per il ruolo che l’acqua ha sempre avuto come principale elemento di mediazione tra l’uomo e la natura, è proprio da qui che si deve ripartire per ricercare un punto di vista progettuale alternativo a quello prevalente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.