Il lavoro mira ad investigare l’evoluzione del sintagma verbale nelle produzioni orali di bambini immigrati residenti nell’area del centro di Napoli. I soggetti sono stati osservati ed intervistati per circa un anno sin dai primi mesi di inserimento nella scuola italiana. La loro L2 è l’italiano (e in parte anche il napoletano) mentre le lingue materne variano (cinese wú, urdu, romeno ecc.); si tratta di L1 anche molto diverse l’una dall’altra (per esempio, isolante vs flessiva), e più o meno distanti dall’italiano dal punto di vista sia genetico che tipologico. L’età dei bambini va dai 4 anni in su. Dal punto di vista metodologico, lo studio presenta i caratteri di uno studio longitudinale poiché gli informatori sono stati intervistati ogni mese e mezzo circa rispetto ad un’ampia gamma di compiti orali, che poi hanno dovuto ripetere nel corso del periodo di osservazione. Il quadro teorico adottato è funzionale e testuale. La gran parte dei compiti sono di natura narrativa, ma mentre alcuni implicano che il bambino riporti il contenuto di ciò che ha visto o sta guardando ad un ascoltatore ignaro, altri implicano una condivisione di conoscenze tra il narratore e l’interlocutore. I supporti impiegati consistono in brevi cartoni animati, video clips e storie illustrate. Tutti i soggetti intervistati si collocano nell’età del “periodo critico”, ovvero del periodo ottimale per l’apprendimento di una lingua straniera e del linguaggio verbale in generale. Studi su bambini immigrati molto piccoli che apprendono l’italiano sono rari, soprattutto quelli di natura diacronica (cf., tuttavia, cap. 1 in Pallotti 2000). Per i dati che si presenteranno, l’attenzione è su compiti orali (per lo più narrazioni), rispetto alle quali si è indagato l’ambito del sintagma verbale, senza mai perdere di vista la complessa realtà comunicativa in cui i giovani apprendenti erano immersi (italiano regionale, dialetto, L1). L’analisi dei dati sarà, nella fattispecie, focalizzata sull’evoluzione della morfologia e della sintassi del sintagma verbale nel corso del periodo di osservazione; il punto di riferimento per tale evoluzione è stato essenzialmente l’input scolastico (a casa i soggetti impiegano le rispettive lingue materne), un input che riflette la variegata realtà urbana di una scuola napoletana situata a ridosso della stazione ferroviaria centrale della città (zona a fortissima concentrazione immigratoria). In tale realtà coesistono italiano regionale, dialetto (molto parlato dalle fasce medio-basse dell’area in questione) e lingue di immigrazione (nella scuola in oggetto la percentuale di bambini stranieri è molto alta). I risultati ottenuti verranno interpretati in relazione all’input orale di esposizione in unione a parametri quali l’età, la distanza tipologica e/o genetica dall’italiano (ed eventualmente dal napoletano), ma anche la personalità e il grado di socializzazione. In relazione a ciascuno di tali parametri, si dimostrerà la maggiore o minore sensibilità linguistica dei piccoli informatori alla realtà comunicativa circostante, soppesando il peso di ciascun parametro e dimostrando, in definitiva, la necessità di considerare tutte le variabili in oggetto. Se è vero infatti che i bambini con L1 flessiva (per esempio Urdu) mostrano risultati performanti dopo pochi mesi rispetto a quelli con L1 isolante (così il cinese), è altrettanto vero che la parentela genetica accresce tale resa, come dimostra la padronanza più rapida dei clitici nell’ambito del sintagma verbale da parte dei bambini, ad esempio, romeni. Il peso dell’età sarà sostanziato da confronti tra bambini con età non superiore agli otto anni e bambini intorno ai 10-11, anni, dimostrando la maggiore difficoltà di questi ultimi nel processo acquisizionale del verbo italiano (ed eventualmente napoletano), dando perciò supporto all’ancora controverso modello dichiarativo/procedurale proposto da alcuni autori (cfr. Paradis 1994; Ullman 2001), in virtù del quale l’età avrebbe un ruolo cruciale sulla memorizzazione ed automatizzazione dei meccanismi morfo-sintattici di una L2. Dimostreremo, infine, al fine di fornire una spiegazione esaustiva dei nostri dati, che i fattori finora discussi vanno ulteriormente integrati con fattori legati alla personalità e alla socializzazione (cfr. Cummins 1991), perfino per soggetti molto giovani come è il caso di alcuni nostri informatori. Bibliografia Minima CUMMINS, JIM (1991) “Interdependence of first- and second-language proficiency in bilingual children”. In BIALYSTOCK, ELLEN (a c. di), Language Processing in Bilingual Children, Cambridge, Cambridge University Press: 70-89. PALLOTTI, GABRIELE (2000), La Seconda Lingua, Milano, Bompiani. PARADIS, MICHEL (1994) “Neurolinguistic aspects of implicit and explicit memory: implications for bilingualism and second language acquisition”. In Ellis, Nick (a c. di), Implicit and Explicit Language Learning, Academic Press, London: 393-419. ULLMAN, MICHAEL (2001) “The neural basis of lexicon and grammar in first and second language”: the declarative/procedural model”. Bilingualism. Language and Cognition 4/1: 327-369.
Racconti orali di bambini immigrati: fattori di evoluzione e fattori di inibizione nella gestione del verbo / Giuliano, Patrizia. - (2017), pp. 363-374. (Intervento presentato al convegno La Comunicazione Parlata/ Spoken Communication tenutosi a Napoli nel 13-15 giugno 2016).
Racconti orali di bambini immigrati: fattori di evoluzione e fattori di inibizione nella gestione del verbo
Patrizia Giuliano
2017
Abstract
Il lavoro mira ad investigare l’evoluzione del sintagma verbale nelle produzioni orali di bambini immigrati residenti nell’area del centro di Napoli. I soggetti sono stati osservati ed intervistati per circa un anno sin dai primi mesi di inserimento nella scuola italiana. La loro L2 è l’italiano (e in parte anche il napoletano) mentre le lingue materne variano (cinese wú, urdu, romeno ecc.); si tratta di L1 anche molto diverse l’una dall’altra (per esempio, isolante vs flessiva), e più o meno distanti dall’italiano dal punto di vista sia genetico che tipologico. L’età dei bambini va dai 4 anni in su. Dal punto di vista metodologico, lo studio presenta i caratteri di uno studio longitudinale poiché gli informatori sono stati intervistati ogni mese e mezzo circa rispetto ad un’ampia gamma di compiti orali, che poi hanno dovuto ripetere nel corso del periodo di osservazione. Il quadro teorico adottato è funzionale e testuale. La gran parte dei compiti sono di natura narrativa, ma mentre alcuni implicano che il bambino riporti il contenuto di ciò che ha visto o sta guardando ad un ascoltatore ignaro, altri implicano una condivisione di conoscenze tra il narratore e l’interlocutore. I supporti impiegati consistono in brevi cartoni animati, video clips e storie illustrate. Tutti i soggetti intervistati si collocano nell’età del “periodo critico”, ovvero del periodo ottimale per l’apprendimento di una lingua straniera e del linguaggio verbale in generale. Studi su bambini immigrati molto piccoli che apprendono l’italiano sono rari, soprattutto quelli di natura diacronica (cf., tuttavia, cap. 1 in Pallotti 2000). Per i dati che si presenteranno, l’attenzione è su compiti orali (per lo più narrazioni), rispetto alle quali si è indagato l’ambito del sintagma verbale, senza mai perdere di vista la complessa realtà comunicativa in cui i giovani apprendenti erano immersi (italiano regionale, dialetto, L1). L’analisi dei dati sarà, nella fattispecie, focalizzata sull’evoluzione della morfologia e della sintassi del sintagma verbale nel corso del periodo di osservazione; il punto di riferimento per tale evoluzione è stato essenzialmente l’input scolastico (a casa i soggetti impiegano le rispettive lingue materne), un input che riflette la variegata realtà urbana di una scuola napoletana situata a ridosso della stazione ferroviaria centrale della città (zona a fortissima concentrazione immigratoria). In tale realtà coesistono italiano regionale, dialetto (molto parlato dalle fasce medio-basse dell’area in questione) e lingue di immigrazione (nella scuola in oggetto la percentuale di bambini stranieri è molto alta). I risultati ottenuti verranno interpretati in relazione all’input orale di esposizione in unione a parametri quali l’età, la distanza tipologica e/o genetica dall’italiano (ed eventualmente dal napoletano), ma anche la personalità e il grado di socializzazione. In relazione a ciascuno di tali parametri, si dimostrerà la maggiore o minore sensibilità linguistica dei piccoli informatori alla realtà comunicativa circostante, soppesando il peso di ciascun parametro e dimostrando, in definitiva, la necessità di considerare tutte le variabili in oggetto. Se è vero infatti che i bambini con L1 flessiva (per esempio Urdu) mostrano risultati performanti dopo pochi mesi rispetto a quelli con L1 isolante (così il cinese), è altrettanto vero che la parentela genetica accresce tale resa, come dimostra la padronanza più rapida dei clitici nell’ambito del sintagma verbale da parte dei bambini, ad esempio, romeni. Il peso dell’età sarà sostanziato da confronti tra bambini con età non superiore agli otto anni e bambini intorno ai 10-11, anni, dimostrando la maggiore difficoltà di questi ultimi nel processo acquisizionale del verbo italiano (ed eventualmente napoletano), dando perciò supporto all’ancora controverso modello dichiarativo/procedurale proposto da alcuni autori (cfr. Paradis 1994; Ullman 2001), in virtù del quale l’età avrebbe un ruolo cruciale sulla memorizzazione ed automatizzazione dei meccanismi morfo-sintattici di una L2. Dimostreremo, infine, al fine di fornire una spiegazione esaustiva dei nostri dati, che i fattori finora discussi vanno ulteriormente integrati con fattori legati alla personalità e alla socializzazione (cfr. Cummins 1991), perfino per soggetti molto giovani come è il caso di alcuni nostri informatori. Bibliografia Minima CUMMINS, JIM (1991) “Interdependence of first- and second-language proficiency in bilingual children”. In BIALYSTOCK, ELLEN (a c. di), Language Processing in Bilingual Children, Cambridge, Cambridge University Press: 70-89. PALLOTTI, GABRIELE (2000), La Seconda Lingua, Milano, Bompiani. PARADIS, MICHEL (1994) “Neurolinguistic aspects of implicit and explicit memory: implications for bilingualism and second language acquisition”. In Ellis, Nick (a c. di), Implicit and Explicit Language Learning, Academic Press, London: 393-419. ULLMAN, MICHAEL (2001) “The neural basis of lexicon and grammar in first and second language”: the declarative/procedural model”. Bilingualism. Language and Cognition 4/1: 327-369.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.