Dal confronto tra una pagina poco nota di De Roberto su Maupassant del 1895 e una pagina famosa di Pirandello (quella sulla vecchia signora «goffamente imbellettata» nel saggio sull’Umorismo, ed. del 1920) si traggono ipotesi a proposito della concezione derobertiana di uno speciale ridere naturalista: di un «umorismo», come pure De Roberto talvolta lo chiamava, diverso da quello di Pirandello ma ad esso comparabile utilmente, perché dalla comparazione possono meglio emergerne l’oggetto peculiare – i contrasti «grotteschi» della vita (come degli aspri «contrari») – e la radice duramente traumatica ben più che pacatamente riflessiva. Un ridere triste, un ghignare beffardo – è l’idea derobertiana – erompe nei naturalisti quando quei contrasti sono avvertiti: allora ridono come per dar fiato a un’ansia o a un’angoscia, di un riso che non fa ridere, estremo, senza allegria; ridono là dove altri umoristi farebbero pausa per meditare e approfondire, nel luogo esatto cioè della pirandelliana «riflessione», e realizzano così un umorismo sui generis che ha nell’«avvertimento del contrario», e non nel «sentimento», la sua ragione e la sua misura.
De Roberto e l’avvertimento del contrario. Idea di un umorismo «naturalista» / Maffei, Giovanni. - In: PIRANDELLIANA. - ISSN 1971-9035. - 13:(2019), pp. 21-35.
De Roberto e l’avvertimento del contrario. Idea di un umorismo «naturalista»
Giovanni Maffei
2019
Abstract
Dal confronto tra una pagina poco nota di De Roberto su Maupassant del 1895 e una pagina famosa di Pirandello (quella sulla vecchia signora «goffamente imbellettata» nel saggio sull’Umorismo, ed. del 1920) si traggono ipotesi a proposito della concezione derobertiana di uno speciale ridere naturalista: di un «umorismo», come pure De Roberto talvolta lo chiamava, diverso da quello di Pirandello ma ad esso comparabile utilmente, perché dalla comparazione possono meglio emergerne l’oggetto peculiare – i contrasti «grotteschi» della vita (come degli aspri «contrari») – e la radice duramente traumatica ben più che pacatamente riflessiva. Un ridere triste, un ghignare beffardo – è l’idea derobertiana – erompe nei naturalisti quando quei contrasti sono avvertiti: allora ridono come per dar fiato a un’ansia o a un’angoscia, di un riso che non fa ridere, estremo, senza allegria; ridono là dove altri umoristi farebbero pausa per meditare e approfondire, nel luogo esatto cioè della pirandelliana «riflessione», e realizzano così un umorismo sui generis che ha nell’«avvertimento del contrario», e non nel «sentimento», la sua ragione e la sua misura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.