Nelle aziende zootecniche della Comunità Montana Alta Irpinia (AV) nel periodo estivo sono largamente utilizzati i pascoli, demaniali o di pertinenza aziendale. Notoriamente, l’ingestione di foraggi freschi da parte delle bovine in lattazione può influenzare le caratteristiche quanti-qualitative del latte. Scopo di questa ricerca è stato quello di esaminare in alcune aziende il profilo acidico del grasso del latte durante il periodo di pascolamento. A tal fine, sono state individuate nell’area di riferimento quattro aziende che utilizzano il pascolo nel periodo estivo. Per 6 mesi (maggio - ottobre 2006) sono stati condotti rilievi aziendali a cadenza quindicinale al fine di: (a) prelevare campioni di latte di massa su cui determinare la composizione chimica e il profilo acidico; (b) controllare l’effettivo utilizzo del pascolo e l’eventuale integrazione alimentare praticata. I dati raccolti sono stati analizzati mediante analisi della varianza valutando gli effetti prelievo, azienda e la loro iterazione. Le percentuali di grasso e proteine e il contenuto in cellule somatiche del latte sono apparse in linea con i valori medi dell’area. Gli acidi grassi (AG) più rappresentativi sono stati il palmitico (in media, 25.8 ± 2.9 % in peso), l’oleico (22.7 ± 2.8), lo stearico (9.8 ± 1.9), il miristico (7.8 ± 1.1) e il linoleico (2.6 ± 0.5); questa gerarchia, tipica del latte bovino, è stata rispettata in tutti i campioni raccolti. La composizione acidica è apparsa abbastanza simile tra le diverse aziende, mentre si è modificata al variare del mese di prelievo. Gli AG della serie C18 sono progressivamente diminuiti da luglio in poi, come effetto della progressiva degradazione della vegetazione e conseguente graduale abbandono del pascolo. In particolare, l’acido linolenico ha fatto registrare la maggiore variazione (-42%) passando da 1.10% (maggio) a 0.64% (ottobre). Analoga tendenza, anche se meno regolare, è stata osservata per i CLA (conjugated linoleic acids). Gli AG a media catena hanno evidenziato un andamento opposto rispetto a quello rilevato per gli AG a lunga catena, così come il contenuto in AG saturi. Non sono state osservate, invece, differenze rilevanti relativamente agli AG a corta catena, che, essendo sintetizzati ex novo dall’animale, risentono in misura attenuata delle variazioni alimentari. In definitiva, il pascolo ha aumentato nel latte gli AG polinsaturi, migliorandone le caratteristiche nutrizionali, e non ha modificato gli AG a corta catena, che agiscono favorevolmente sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti caseari.
Influenza del pascolo sul profilo acidico del grasso del latte in alcune aziende bovine della Comunità Montana Alta Irpinia / DI FRANCIA, Antonio; Romano, Raffaele; Masucci, Felicia; Varricchio, MARIA LUISA; Proto, Vincenzo. - STAMPA. - (2007), pp. 76-77. (Intervento presentato al convegno Relazione suolo, piana, atmosfera:sicurezza e qualità delle produzioni agroalimentari e tutela dell'ambiente tenutosi a Foggia nel 10-12 dicembre 2007).
Influenza del pascolo sul profilo acidico del grasso del latte in alcune aziende bovine della Comunità Montana Alta Irpinia
DI FRANCIA, ANTONIO;ROMANO, RAFFAELE;MASUCCI, FELICIA;VARRICCHIO, MARIA LUISA;PROTO, VINCENZO
2007
Abstract
Nelle aziende zootecniche della Comunità Montana Alta Irpinia (AV) nel periodo estivo sono largamente utilizzati i pascoli, demaniali o di pertinenza aziendale. Notoriamente, l’ingestione di foraggi freschi da parte delle bovine in lattazione può influenzare le caratteristiche quanti-qualitative del latte. Scopo di questa ricerca è stato quello di esaminare in alcune aziende il profilo acidico del grasso del latte durante il periodo di pascolamento. A tal fine, sono state individuate nell’area di riferimento quattro aziende che utilizzano il pascolo nel periodo estivo. Per 6 mesi (maggio - ottobre 2006) sono stati condotti rilievi aziendali a cadenza quindicinale al fine di: (a) prelevare campioni di latte di massa su cui determinare la composizione chimica e il profilo acidico; (b) controllare l’effettivo utilizzo del pascolo e l’eventuale integrazione alimentare praticata. I dati raccolti sono stati analizzati mediante analisi della varianza valutando gli effetti prelievo, azienda e la loro iterazione. Le percentuali di grasso e proteine e il contenuto in cellule somatiche del latte sono apparse in linea con i valori medi dell’area. Gli acidi grassi (AG) più rappresentativi sono stati il palmitico (in media, 25.8 ± 2.9 % in peso), l’oleico (22.7 ± 2.8), lo stearico (9.8 ± 1.9), il miristico (7.8 ± 1.1) e il linoleico (2.6 ± 0.5); questa gerarchia, tipica del latte bovino, è stata rispettata in tutti i campioni raccolti. La composizione acidica è apparsa abbastanza simile tra le diverse aziende, mentre si è modificata al variare del mese di prelievo. Gli AG della serie C18 sono progressivamente diminuiti da luglio in poi, come effetto della progressiva degradazione della vegetazione e conseguente graduale abbandono del pascolo. In particolare, l’acido linolenico ha fatto registrare la maggiore variazione (-42%) passando da 1.10% (maggio) a 0.64% (ottobre). Analoga tendenza, anche se meno regolare, è stata osservata per i CLA (conjugated linoleic acids). Gli AG a media catena hanno evidenziato un andamento opposto rispetto a quello rilevato per gli AG a lunga catena, così come il contenuto in AG saturi. Non sono state osservate, invece, differenze rilevanti relativamente agli AG a corta catena, che, essendo sintetizzati ex novo dall’animale, risentono in misura attenuata delle variazioni alimentari. In definitiva, il pascolo ha aumentato nel latte gli AG polinsaturi, migliorandone le caratteristiche nutrizionali, e non ha modificato gli AG a corta catena, che agiscono favorevolmente sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti caseari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.